La Canosa, interessante realtà marchigiana

Una visita ci ha permesso di apprezzare una realtà fondata circa dieci anni fa da Riccardo Reina, innamorato del Piceno

Immersa nelle deliziose colline marchigiane e nel cuore del Parco Nazionale dei Sibillini, La Canosa prende il proprio nome dal vicino borgo Poggio Canoso, uno dei quattro castelli di Rotella, edificato tra il dodicesimo e il tredicesimo secolo dai monaci farfensi (poi benedettini) nel cuore della Val Tesino, alle spalle del Monte dell’Ascensione. Poggio perché arroccato su di un’altura rocciosa, Canoso dal latino canus, invecchiato, per il calcare biancastro. La proprietà si estende per centodieci ettari, quaranta dei quali sono dedicati a vigneti per la produzione sia di vini tipici e autoctoni del territorio, sia dal respiro più internazionale in versione bianca e rossa, sfruttando al meglio le diverse esposizioni, le differenti altitudini, che vanno dai trecentocinquanta ai cinquecentocinquanta metri, e beneficiando della preziosa e possente escursione termica tra le ore diurne e quelle notturne, durante tutti i dodici mesi dell’anno. La cantina ha un approccio moderno e preferibilmente sostenibile, grazie all’aiuto della moderna tecnologia adottata ha un pieno controllo delle temperature durante il processo di vinificazione, dal ricevimento delle uve fino alla maturazione in tonneau di rovere di Allier e all’affinamento in bottiglia. La consulenza enologica è affidata a Nicola Dragani del vicino Abruzzo. L’obiettivo di Reina è di valorizzare appieno le caratteristiche di una zona vocata alla viticoltura già dai tempi del Medioevo, rimbalzando con un occhio al passato e uno soprattutto al presente e al futuro. Infatti, nelle antiche mappe molti dei campi erano marcati con l’emblematico e inequivocabile segno della vite; questo è stato uno dei principali motivi che ha spinto Reina, patron della Ilva di Saronno, a credere nelle potenzialità del luogo e dei territori di questa zona del Piceno. Prossimamente saranno pronti a produrre anche i tredici ettari di verdicchio recentemente acquistati, mentre la guida dell’azienda passerà nelle mani di Alberica (nella foto di apertura), figlia di Riccardo, che continuerà a supportarla in questa costante crescita.

la canosa cantina
Veduta dalla Cantina

Il terreno, tipico della dorsale appenninica, è calcareo, argilloso rosso e grigio a banchi, molto minerale e in generale ha un buon equilibrio tra magnesio e potassio, variando leggermente in base all’altitudine. Gode di brezze termiche estive e di buone precipitazioni che favoriscono specificità e coltivazione della vite. La rilevante sapidità è sicuramente il primo aspetto che emerge in modo preponderante sia nei bianchi che nei rossi. I primi, inoltre, si contraddistinguono anche per la loro freschezza dovuta appunto ad altitudine ed esposizione, mentre i secondi, grazie alle proprietà del suolo, mettono in risalto il bilanciamento, la tonicità e la fragranza dei loro tannini. Piacevolezza e buona beva rappresentano il comun denominatore di tutte le etichette. L’obiettivo è quello di proporre vini che abbiano una propria identità nel pieno rispetto delle viti, volti a valorizzare il patrimonio della tradizione con intelligenza e modernità per raggiungere l’espressione più fedele possibile del proprio territorio, sfruttando le preziose peculiarità della zona attraverso una visione più ampia. Infatti troviamo il pecorino esposto a Nord a un’altitudine di circa cinquecento metri, il sangiovese e la passerina esposti a Sud sino a un’altitudine di cinquecentoottanta metri, il montepulciano a quattrocentocinquanta metri esposto a Sud-Est.

La canosa vigneto

Sono quattordici le etichette che propone La Canosa, di cui sei rossi, quattro bianchi, un rosato e tre bollicine, a queste presto si aggiungerà anche il Verdicchio. Un’offerta corposa che abbraccia i molteplici momenti di piacere del palato. Per i bianchi autoctoni la Passerina spumantizzata – realizzata anche in versione ferma, che non abbiamo degustato – permette di cominciare con un fresco aperitivo e un fritto all’ascolana, proseguendo poi con il Pecorino Pekò perfetto per accompagnare un primo piatto a base bianca come delle tagliatelle ai funghi. I nomi dei vini si ispirano all’eredità latina e al luogo, mettendo anche in risalto alcuni accadimenti storici che hanno caratterizzato queste colline.

La Canosa, interessante realtà marchigiana

Viene prodotto anche un Marche Rosso Igt da solo montepulciano, con non abbiamo assaggiato. Per i vini da varietà alloctone bianche si spazia dallo Chardonnay al Sauvignon, per i rossi dal Cabernet Sauvignon al Merlot, oltre a un rosato e a uno spumante rosso Sangiovese Dry, entrambi da sangiovese.

la canosa piceno
Vigneti al tramonto

I vini autoctoni degustati in occasione della visita

offida pecorino pekò la canosa

Pekò Offida Pecorino Docg 2021
Chiamato così dal nome del vitigno che tradizionalmente era il cibo prediletto delle pecore, è un pecorino in purezza che matura in acciaio e viene affinato in bottiglia per tre mesi. Di colore giallo paglierino tenue con riflessi verdolini, ha un naso dai profumi intensi e ricchi con una spiccata mela che sfuma sulla frutta tropicale. La beva è ampia, fresca, in cui mineralità e struttura ne mitigano la potenza alcolica, per finire con persistenza e un tocco ammandorlato. Ideale per paste ripiene in bianco, carni bianche e funghi.

passerina extra dry la canosa

Passerina Vino Spumante Brut
Dal vitigno autoctono al cento per cento, è spumantizzato con metodo Martinotti, fermenta in acciaio per due giorni a 18° C grazie a lieviti selezionati e prosegue per altri sessanta giorni riducendo via via la temperatura fino a 12° C. Frequenti batônnage fino a portare la temperatura a 0° C. Riposa per diciotto giorni, viene filtrato e imbottigliato viene affinato per altri tre mesi. Il suo residuo zuccherino è di dieci grammi per litro. Viene prodotto anche in versione Extra Dry con un residuo di diciassette grammi. Di un colore giallo paglierino intenso, ha un profumo piacevolmente floreale, con note di biancospino e camomilla. Fresco e minerale in bocca, con una buona acidità e un finale lungo, è ideale come aperitivo con fritto e frutti di mare.

signator rosso piceno la canosa

Signator Rosso Piceno Doc 2018
Dal latino il notaio, colui che garantiva la legalità delle carte, è un blend paritetico dei vitigni montepulciano e sangiovese che vengono assemblati dopo una maturazione per la gran parte in acciaio e per otto-dodici mesi in botte grande da sessantacinque ettolitri, per poi sostare successivamente sei-otto mesi in bottiglia per evolvere il bouquet. Rosso rubino intenso, presente subito il frutto netto per poi sfumare piacevolmente sulle spezie. All’assaggio ha struttura, tannini evidenti ma morbidi equilibrati dalla freschezza, con una buona persistenza e complessità. È un vino da tutto pasto.

nummaria piceno superiore la canosa

Nummaria Rosso Piceno Superiore Doc 2017
Il nome tratto dal latino appunto Theca Nummaria (cassaforte dei documenti importanti), è un blend dei vitigni montepulciano e sangiovese (70%-30%) che vengono assemblati dopo un affinamento di dodici mesi del Sangiovese in botti di legno grande da sessantacinque ettolitri e un affinamento di dodici del Montepulciano in tonneau da cinque di rovere a grana fine. Successivamente evolve otto mesi in bottiglia. Ha una veste rubino intenso con riflessi porpora. I profumi sono quelli di piccoli frutti rossi, da quelli di bosco alla ciliegia e alla mora, mentre all’assaggio ha struttura, è avvolgente con tannini smussati, equilibrati dalla freschezza, per una beva complessa, piacevole e buona persistenza, con un retrolfatto fruttato. Si rivela ideale con carni bianche in porchetta e rosse brasate.

nullius marche rosso la canosa

Nullius Marche Igt Rosso 2016

Come detto dalla bolla papale Nullius Diocesi, con cui il comune di Rotella e dintorni, grazie al grande potere dei monaci Farfensi, ottenne la piena autonomia economica e politica, è un Sangiovese in purezza che matura in tonneau di rovere da cinque ettolitri, dalle diverse tostature, per dodici mesi, successivamente affina otto-dieci mesi in bottiglia. Di colore rosso rubino dai riflessi granati, ha profumi fini e complessi con note di frutti rossi e liquirizia al naso. All’assaggio è caldo, elegante, con tannini vellutati, equilibrati dalla freschezza, e un finale dai ricordi fruttati. Ideale con bolliti misti, carni alla brace, salumi e formaggi.

Photo @ La Canosa