Che buona la birra dell’Abbazia Tre Fontane di Roma

birra tre fontane

Nel liquorificio dell’antica abbazia nascono ottimi liquori e una trippel aromatizzata all’eucalipto

C’è un legame speciale, un feeling, tra la birra e Roma, dinamico crocevia di tendenze e filosofie birrarie, con una straordinaria e innovativa offerta di etichette e una concentrazione di locali tra i più importanti e significativi del movimento birrario internazionale e quello che stiamo per raccontarvi aggiunge eccezionalità e fascino a questo consolidato legame. Il cuore della notizia è che i monaci trappisti dell’Abbazia delle Tre Fontane di Roma insieme con Sergio Daniele, manager responsabile dell’Antico Liquorificio, hanno da qualche tempo messo a punto, da un’antica ricetta rinvenuta tra le carte dell’Abbazia, una particolare trippel aromatizzata con foglie di eucalipto, i magnifici alberi che circondano e proteggono l’intero complesso abbaziale. L’attuale attenzione al mondo brassicolo ha dato valore a una delle ricette monastiche ormai dimenticate, rinnovando e rinvigorendo, con l’unica birra d’Abbazia di Roma, la preziosa produzione dell’Antico Liquorificio dei monaci trappisti, che andava lentamente spegnendosi. Questo fantastico risveglio è stata provvidenziale la recente collaborazione appassionata di Sergio Daniele, che si è buttato corpo e anima ad affiancare, con un ridottissimo gruppo di laici (tre persone), tra cui il tecnico liquorista del convento, il lavoro dei monaci cistercensi trappisti di clausura dell’Abbazia delle Tre Fontane.

Quasi un salto quantico

L’ingresso per arrivare all’Antico Liquorificio è sulla caotica via del Tintoretto, ma appena si supera il cancello e come se si attraversasse uno stargate, un portale dimensionale, e ci si trova di colpo in aperta campagna, in mezzo a eucalipti, ulivi, filari di viti e alberi da frutto. In un attimo il frastuono cittadino è scomparso, tutto viaggia a un ritmo diverso, un’altra dimensione, profondamente ristoratrice, che continua anche all’interno dello spartano laboratorio di produzione. Come nel resto dell’Abbazia (a cui si accede da via delle Acque Salvie, 1 sulla Laurentina). Il complesso architettonico risale al Medioevo ed è composto da tre chiese immerse nel verde degli eucalipti; una dedicata ai santi Vincenzo e Anastasio, di fronte agli edifici monastici e al chiostro, un’altra dedicata al martirio di san Paolo, sorta nel luogo dove nel Sessantasette dopo Cristo fu decapitato l’apostolo Paolo – lì secondo la tradizione scaturirono le tre sorgenti d’acqua da cui prende nome l’Abbazia – e la terza dedicata a santa Maria Scala Coeli. È un luogo importante per la cristianità, ma fuori dai giri turistici consueti, carico di storia e spiritualità, dove la gente va anche solo per ritrovare serenità e calma o per comprare i buoni prodotti del monastero nella Bottega trappista. Fondata nel settimo secolo, l’Abbazia venne affidata nel 1140 a san Bernardo, abate di Clairvaux e alla Congregazione Cistercense, poi nel 1808 in seguito all’occupazione napoleonica il monastero fu chiuso e i monaci cistercensi allontanati.

Prodigiosi eucalipti e un asinello mascotte del convento

Nel 1868 papa Pio IX decise di affidare nuovamente ai monaci trappisti (cistercensi della stretta osservanza, O.C.S.O.), cioè monaci di clausura, la custodia dell’Abbazia, ed essi si impegnarono a risollevare l’antico monastero ormai in totale abbandono. Purtroppo l’intera zona circostante era umida e malsana, con terreni incolti e paludosi che favorivano la proliferazione delle zanzare portatrici di malaria. Molti fratelli si ammalarono e persero la vita nonostante i ciclopici tentativi di sanare il territorio finché arrivò dall’Australia il prodigioso albero di eucalipto che tra le sue molteplici proprietà ha anche quella di assorbire acqua, favorendo la bonifica dei terreni paludosi. I semi furono portati in dono dall’arcivescovo di Melbourne, ma non fu semplice farli attecchire, ci vollero pazienza, lavoro e diversi tentativi. Dopo l’unità d’Italia i monaci siglarono un accordo con lo Stato Italiano per la bonifica del territorio impegnandosi a pian- tare centoventicinquemila piante di eucalipto, per debellare definitivamente la malaria, ricevendo in enfiteusi perpetua l’Abbazia delle Tre Fontane. L’eucalipto ormai si era adattato e i monaci riuscirono a far crescere quattro specie diverse, presenti tuttora, delle quali conoscono tutti i segreti, tra queste la più diffusa è l’eucalipto globulus. Dediti alla regola benedettina dell’ora et labora, i fratelli trappisti oggi come allora si dedicano con serenità al lavoro della terra, nel silenzio e nella preghiera, trenta ettari dove coltivano ortaggi, frutta, ulivi. Producono olio nel proprio frantoio con spremitura a freddo, che è a disposizione di chiunque voglia spremere le proprie olive. Qualche animale da cortile tra cui un’asina che al momento della nostra visita aveva appena partorito un tenerissimo asinello dagli occhi dolci e curiosi, proprio qui in questo mondo a parte dove tutto è palpabilmente armonia e natura, a pochi passi dal caotico Eur. Un’armonia atemporale che accompagna il costante lavoro il cui ricavato serve al fabbisogno della comunità e per aiutare i bisognosi, con una produzione in quantità limitata e soprattutto mai solo per profitto.

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L’Eucalittino e altri antichi e nuovi liquori

“Da secoli i monaci selezionano con cura le foglie di eucalipto, dall’intenso profumo balsamico e dalle molteplici proprietà benefiche, per la preparazione degli infusi alla base di elisir, liquori e ora anche birra – racconta il tecnico liquorista, da quindici anni alle dipendenze del Liquorificio – le foglie vengono messe in botte, si pressano, si aggiunge alcol puro per poi procedere con modi e tempi diversi a seconda del prodotto che si vuole ottenere”. Collaborano alle diverse fasi produttive fino all’imbottigliamento ed etichettatura, ancora manuale, altri due colleghi laici. In produzione una quindicina di liquori diversi, uno più buono dell’altro, frutto di preziose ricette monastiche tradizionali, che fanno parte del patrimonio dell’Antico Liquorificio con alcune nuove creazioni. Partiamo dal più antico, risale al 1873, infatti, la produzione dell’Estratto di Eucalyptus, da sempre apprezzato per le proprietà balsamiche e antisettiche, un liquore amaro, privo di zucchero, ottenuto per infusione a freddo delle foglie di Eucalipto globulus; altrettanto famoso e di gusto più accondiscendente l’Eucalittino, storico liquore, anch’esso ricavato dall’infusione di foglie di eucalipto dell’Abbazia, con aggiunta di zucchero, ottimo digestivo e corroborante; quindi vanno segnalati il 20 Erbe, un gradevole liquore da dessert, elaborato da un’antica ricetta monastica spagnola, composto da venti erbe officinali, dalle proprietà digestive; l’Arancio Amaro, liquore ottenuto dall’infuso delle scorze di arance amare dell’Abbazia, ideale anche per cocktail e dolci; il Cacao al Peperoncino, gradevolmente piccante, ottenuto con polvere di cacao selezionato e peperoncino; Liquirizia, liquore raffinato a base di puro estratto di liquirizia in polvere e infuso di radice. E per finire, la novità dell’anno, una irresistibile Crema di nocciola, preparata con nocciole dei monti Cimini, latte e zucchero, una vera tentazione golosa. Tutti i prodotti sono in vendita nella bottega trappista dell’Abbazia, o per quantitativi più consistenti direttamente all’Antico Liquorificio, la birra inoltre si può trovare in diversilocali specializzati di Roma e del Lazio.

E poi la Birra dei Monaci

Ecco luminosa e spumeggiante l’ultima nata, la birra, una creazione che aggiunge gioia e convivialità alla preziosa produzione dell’Abbazia delle Fontane. In attesa che si completino i lavori per la costruzione del birrificio interno, la produzione avviene all’esterno, ma nei tempi giusti rispetto alla filosofia e alle esigenze dell’Abbazia tutto il processo sarà portato all’interno. Nasce da una ricetta segreta che rivela la centenaria esperienza monastica nella gestione di sentori difficili come quelli delle piante balsamiche. Elegante, armoniosa vivace e profumata. Una ricca spuma, fine, compatta e persistente fa da cappello al calice dorato, lievemente velato. L’inconfondibile profumo balsamico dell’eucalipto guida lo spettro aromatico, che regala note agrumate dolci di mandarino, arancia, limone d’Amalfi, con sentori maltati dolci e avvolgenti, su un sottofondo vegetale di luppolo, appena accennato, per sensazioni complessivamente fresche e delicate. La bocca dolce e amara è piena, vivace al palato, perfettamente equilibrata, con nota alcolica importante e ben integrata (8,5% vol). Al retrolfatto, sulla scia gustativa dolceamara, tornano le sensazioni balsamiche e agrumate con una gradevole chiusura secca. Una piacevolissima lunga beva che invita a un nuovo assaggio. Viene prodotta in quantità limitate, secondo le regole monastiche, nei formati 33 e 75 centilitri, e nei negozi specializzati il prezzo oscilla da quattro a sei euro per le prime e otto-dodici per le seconde. In più dalla stessa birra è stata creata una profumata e sfiziosa Gelatina di Birra da affiancare a carni e formaggi.

Liquorificio Tre Fontane
Viale del Tintoretto, 222
00142 Roma Tel. 06.59603235

www.abbaziatrefontane.it

di Henry Ross