I numeri del vino spumante italiano – 2020

I dati produttivi dello spumante forniti da Icqrf, grazie al registro telematico vitivinicolo, ovvero la digitalizzazione completa del sistema

Nell’anno imprevedibile, la produzione di vino spumante in Italia tiene il passo, registrando una decrescita limitata al 4,2%, segno di un comparto solido, la cui strabiliante crescita degli ultimi anni è frutto di un progetto di successo

Il patrimonio vinicolo italiano in termini produttivi è ormai una variabile conosciuta grazie alla digitalizzazione del sistema di gestione dei dati. Il vino spumante registra solo una piccola frenata nonostante la crisi mondiale, pronto a riprendere la sua corsa che lo ha portato in pochi anni a diventare il maggior produttore mondiale: ogni dieci bottiglie consumate nel mondo, tre nascono in Italia. Valgono circa due miliardi e settecentomilioni di bottiglie i consumi di bollicine nel mondo (dato Iwsr) e oltre ottocento milioni sono fornite dal nostro Paese.

I numeri dell’ultima campagna vitivinicola
Il periodo che ogni anno viene preso in esame nel mondo produttivo del vino va dal primo agosto al 31 luglio dell’anno successivo. Tutti i numeri che leggerete sono frutto di nostre elaborazioni di dati Icqrf (Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari). Il primo dato macroscopico è contenuto nella tabella che segue: sono i numeri delle due ultime annate ed evidenziano un calo di produzione del 4,2%.

DocgDocIgtGenericiVarietaliTOTALE
2019-2020180,1419,57,5166,360,5833,9
2018-2019181,9435,47,3182,863,1870,5
Variazione-0,99%-3,65%2,74%-9,03%-4,12%-4,20%
Produzione vino spumante in Italia, le ultime due campagna (milioni di bottiglie)

Le variazione per famiglie di prodotti evidenziano un decremento maggiore per i vini non protetti dall’ombrello della denominazione: in un periodo di grande incertezza la condivisione delle preoccupazioni allevia la pressione, dando coraggio e probabilmente ha contenuto la riduzione.
Interessante a questo punto andare a vedere come ciascun territorio si sia comportato. Prima del dettaglio per denominazione geografica è importante scoprire i numeri per provincia, andando a evidenziare quelle che hanno contributo al totale con una quantità superiore ai dieci milioni di bottiglie.

annate2018/20192019/2020variazione
Treviso342,67329,03-3,98%
Cuneo44,7348,468,34%
Vicenza37,7342,3412,22%
Torino29,631,526,49%
Asti20,121,316,02%
Verona21,5218,08-15,99%
Trento18,3118,05-1,42%
Brescia23,3617,66-24,40%
Venezia21,7116,31-24,87%
Pordenone14,5814,13-3,09%
Padova14,5213,51-6,96%
Alessandria12,4812,4-0,64%
Resto Italia23,324,34,29%
Totale624,61607,1-2,80%
Produzione vino spumante a certificazione geografica per provincia (milioni di bottiglia)


La provincia di Treviso è di gran lunga leader di questa classifica che esprime un antico dualismo regionale nel campo delle bollicine, quello tra Veneto e Piemonte. Sommando i dati per province della stessa regione, il Veneto passa da 438 milioni di bottiglie a 419, con un decremento maggiore del 4% nel 2019/2020, mentre il Piemonte registra quest’anno oltre 113 milioni di bottiglie contro circa 107 nella passata stagione per un incremento di oltre il 6%. Saltano agli occhi le province con le prestazioni più negative. Quella di Venezia deve la diminuzione al mondo del Prosecco, sia Doc che Docg, con una prestazione particolarmente negativa dell’Asolo Prosecco Superiore Docg che qui perde oltre tre milioni di bottiglie; andando ad analizzare i dettagli produttivi di questa denominazione per provincia si riscontra un crescita molto importante nell’area di Treviso (maggiore di cinque milioni di bottiglie), proprio dove insiste la denominazione, probabile quindi che si tratti di un trasferimento dell’attività di spumantizzazione. Quella di Brescia, fondata principalmente sul Franciacorta, con piccolissimi contributi delle denominazioni costiere del Garda, deve la sua riduzione completamente al Franciacorta che ha contratto gli imbottigliamenti in modo deciso.
E andiamo allora a vedere i dati per denominazione.

DenominazioneProduzione 2018/2019Produzione 2019/2020variazione
Prosecco Doc408.445.700391.239.849-4,21%
Conegliano Valdobbiadene Docg88.412.95286.175.653-2,53%
Asti Docg50.638.93554.312.2597,25%
Franciacorta23.118.25317.434.544-24,59%
Asolo Prosecco Superiore Docg13.574.22715.398.81213,44%
Trento Doc12.492.69913.128.5725,09%
Alta Langa Docg1.426.4211.757.26123,19%
Oltrepò Pavese Metodo Classico Docg958.7761.172.41722,28%
altre25.540.94126.503.4663,77%
624.608.904607.122.834-2,80%
Produzione per denominazione in milioni di bottiglie

La tabella parla da sola: la maggior parte delle denominazioni ha continuato a crescere e qui si vede la prestazione positiva dell’Asolo Docg; il Prosecco Doc non poteva che limitare la riduzione in una contesto generale molto difficile, vista che la dimensione segue in modo diretto gli andamenti mondiali dei consumi. La Franciacorta? Ne abbiamo parlato con Silvano Brescianini, presidente del Consorzio per la tutela del Franciacorta: “Dopo un 2017 poverissimo per la forte gelata primaverile, la vendemmia 2018 è stata ottima e generosa e siamo riusciti a produrre di più; avevamo tutti l’obiettivo di bilanciare quanto più possibile la drastica riduzione di tiraggi legati alla vendemmia precedente. La vendemmia 2019 è tornata ai valori medi classici. C’è da aggiungere che normalmente i tiraggi si fanno in fine inverno, inizio primavera, quest’anno coincidente con il periodo di picco della pandemia in termini di incertezza; forse qualche produttore non ha tirato tutte le masse e qualcosa potrà passare alla campagna viticola 2020-2021, ma il grosso della riduzione è legato alla vendemmia”.
Sul fronte positivo è interessante la piccola ripresa dell’Asti, prodotto unico, che merita di ritrovare un posizionamento che si addica alla sua storia. Da sottolineare un aspetto: guardano il dettaglio dei dati dell’Asti Docg, la versione “Asti secco”, che tante polemiche ha creato alla sua nascita, non arriva a duecentocinquantamila bottiglie sul totale. Saltano agli occhi le crescite dell’Alta Langa, che dipende dalle vigne che man mano vanno in produzione e si comincia a spumantizzare, e dell’Oltrepò, dove molte aziende entrano ed escono continuamente dalla denominazione per una sorta di protesta con il consorzio di tutela, fortunatamente il saldo è positivo e ci auguriamo che presto si riesca a riportare tutte le produzioni di metodo classico nel territorio sotto l’ombrello della Docg Oltrepò Pavese Metodo Classico.
Il mondo produttivo delle bollicine italiane mostra grande effervescenza anche in un annata complessa come quella vissuta, ribadendo il vigore conquistato negli ultimi dieci anni e il contributo molto importante per il comparto agroalimentare italiano nel mondo.