Libero, la Falanghina iconica di Fontanavecchia si fa in tre

Con l'annata 2020 l'azienda di Torrecuso propone tre vini ancora più identitari al posto di Libero. Uscita prevista a fine anno

La famiglia Rillo, da sempre dedita alla vigna e alla campagna, inizia a imbottigliare i suoi vini negli anni Ottanta, scegliendo di puntare sempre sulle radici dello splendido territorio sannita, ovvero sui vitigni aglianico e falanghina, ma anche su coda di volpe, fiano, greco e piedirosso. In quegli anni il vino Aglianico iniziava a cercare la sua strada che portò alla Doc Aglianico del Taburno nel 1986 (Docg dal 2011), mentre la falanghina, probabilmente presente già in epoca Romana, nonostante qualche piccolo successo di produzione vinicola in assolo non aveva ancora trovato il suo spazio. Nel 1997 con la nascita della Doc Sannio il vino Falanghina trova il suo spazio e in parallelo comincia a vivere un successo commerciale, più deciso negli anni Duemila, che portò alla nascita di una Doc dedicata, Falanghina del Sannio, con le sue sottozone Guardia Sanframondi, Sant’Agata dei Goti, Solopaca e Taburno. Il vitigno ha delle doti di acidità particolarmente spiccate cosa che ne ha reso difficile la vinificazione in assolo quando il clima era decisamente più fresco di oggi. I primi cambiamente di fine anni Novanta e lo spartiacque della torrida vendemmia 2003 hanno alimentato la diffusione e la produzione di un vino che non ha certo problemi di carenza di acidità. Anzi, come ci spega Libero Rillo, proprietario dell’azienda insieme alla sua famiglia di origine, l’incremento medio delle temperature ha giovato al vino da falanghina, tanto che l’idea e la realizzazione dell’etichetta Libero risale proprio alla prima decade degli anni Duemila.

libero rillo
Libero Rillo

Fontanavecchia è una delle aziende che ha contribuito sostanzialmente a dare una nuova e importante dignità alla Falanghina, arrivando con l’etichetta Libero a un vino estremamente identitario e di caratura internazionale che, nonostante il successo, va a trasformarsi in tre vini che abbiamo avuto il piacere di assaggiare in azienda in anteprima, non ancora etichettati. Quindi il Taburno Falanghina del Sannio Libero 2019 attualmente sul mercato è l’ultima annata disponibile di un vino molto richiesto, all’apice del successo. Una scelta coraggiosa, quella della famiglia Rillo, che non possiamo non apprezzare.

fontanavecchia falanghina

I tre nuovi vini, figli della vendemmia 2020, provengono da zone distinte, i comuni di Bonea, Torrecuso e Foglianise, adiacenti, diposti in questo ordine da nord a sud. Il primo ha caratteristiche pedologiche diverse, ha un terreno più scuro, vulcanico e sente l’influenza del mare, posto a circa cinquanta chilometri, non avendo schermi collinari e montuosi. Gli altri hanno suoli argillosi ricchi di marne calcaree e sono schermati a ovest dal massiccio del Taburno. Tre vini diversi, con palesi doti evolutive, caratterizzati da identità forti, il primo più filante, l’ultimo più potente, il secondo a metà tra i due, ma con caratteristiche “somatiche” differenti, ancora molto giovanili. Sono vini di oltre tre anni che sarà molto interessante e forse necessario assaggiare tra almeno cinque anni, volendo veramente scoprire le diverse facce della falanghina, specialmente quelle più interessanti e complesse.

Bonea
Circa 13,5 gradi alcolici, è frutto di un vigneto non di proprietà, le cui uve sono da sempre acquistate dai Rillo. Al naso è subito fiorito di biancospiano e rosa che sposano minerali di talco, gesso e travertino. Si rivelano, quindi, aromi di limone, espresso anche in gelatine, con pesca bianca, pera e gelso, accompagnati da toni di mandorla secca e da delicate tostature di mandorle, nocciole e vaniglia, con tocchi di miele. Bocca succosa, sapida, dal profilo allungato sulla salinità, bilanciata e vitale, caratterizzata immediatamente dal frutto e dal fiore, con respiri di mandorla e dotata una ricchezza minerale che qui richiama netta anche al salgemma.

Foglianise
Piu vicino ai 14 gradi di alcol, propone subito un frutto polposo, a piena maturazione, di cedro, pera, mela, mapo, percorsi da respiri di fiori bianchi e di ginestra, mentre sale una nota minerale di selce insieme a una più scura di ardesia. Ecco mandorla, noce e arachide secche che dialogano con vivaci toni di arancia in bel contrasto con timbri di miele. Bocca succosa, di freschezza netta, ma anche avvolgente e dal piglio vibrante di sale che cresche in progressione. Ricca la dialettica fruttata al retrolfatto, dove è importante e persitente la presenza di frutta secca, che aggiunge l’anacardo.

Torrecuso
La gradazione in questo caso supera il 14% di alcol. Il vino manifesta subito un piglio elegante nel porgere il frutto articolato di limone, cedro, pesca e pera, mentre si aggiunge lentamente e in crescendo la mineralità chiara di gesso e travertino, insieme a dolcezze invitanti di torta margherita al limone, con respiri di zagara e tocchi di taralli dolci glassati. La bocca è potente, dinamica, avvolgente, dotata di una delicata sapidità che cresce in progressione. Il retrolfatto gode della dolce dialettica tra frutto fresco e secco, in bel contrasto con la salinità.