Alto Adige e vino Doc, un sistema che funziona

Un incontro goloso con il Consorzio Vini Alto Adige a Roma è stato occasione di riflessione sul sistema vino altoatesino e sul suo successo

L’incontro è stato scandito dai piatti di Daniele Lippi, chef dello stellato Acquolina di Roma, in abbinamento a molti vini altoatesini, a partire dagli spumanti metodo classico per spostarsi ai Pinot Bianco, ai Sauvignon e poi ai Gewürztraminer; eravamo ospiti dei produttori e del Consorzio Vini Alto Adige nella persona di Martin Foradori, vice presidente.
Il successo del vino altoatesino ha radici lontane, nell’intuizione che da terra dedicata alla produzione di vino rosso per Germania, Svizzera e Austria si è trasformata in terra di bianchi di successo ormai da venticinque anni, diventando ora terra di elezione del Pinot Nero e zona riconosciuta per i bordolesi nelle aree più meridionali. Senza dimenticare la naturale vocazione per le bollicine metodo classico e la capacità di interpretare in modo veramente eccellente la produzione di vini passiti, dote che dimostra da oltre venti anni.
(Nella foto di apertura un paesaggio in Valle Isarco con il Gruppo dell’Odle – @Vini Alto Adige/Tiberio Sorvillo)

Alto Adige e vino Doc, un sistema che funziona
Quattro dei dodici vini assaggiati

Nel nostro Paese quando si vogliono elencare le terre da vino c’è l’imbarazzo della scelta, talmente spiccata la vocazione di diversi territori, ma se dobbiamo individuare una zona particolarmente vocata anche nell’organizzare e comunicare il vino, l’Alto Adige potrebbe essere preso a modello da tutti. Da un lato ci sono dei numeri inequivocabili a supportare questa tesi, dall’altra un livello medio di qualità estremamente alto, legato a mille fattori, non ultimo la capacità dei propri tecnici di fare squadra, confrontandosi sulle diverse interpretazioni di ciascun vitigno in ogni areale: un’attitudine naturale dell’associazione dei kellermeister dell’Alto Adige che oggi è diventata metodo di lavoro e di crescita di tutto il comparto. L’incontro incentrato sull’enogastronomia a tutto tondo è stato l’occasione per fare il punto sul vino altoatesino: “Dalla primavera scorsa – ha spiegato Martin Foradori – il mercato è ripartito con una domanda sempre in crescita con lo scorrere dei mesi perché andavamo verso la bella stagione e ce lo aspettavamo; ci ha stupito invece non trovarsi ad affrontare l’abituale rallentamento dopo l’estate. Da una parte la domanda costante del mercato di territorio dovuta a una presenza continua di turisti, dall’altra il mercato della ristorazione delle grandi città che fortunatamente continua a spingere”. Per tirare le somme si dovrà attendere la fine del 2021, ma le premesse per un nuovo record ci sono.
Altro tema che teniamo d’occhio ormai da oltre due anni è quello del nuovo disciplinare della Doc Alto Adige che tra le tante novità prevede l’introduzione della Uga (unità geografiche aggiuntive) ovvero delle particolari aree caratterizzate da una distintività espressiva che in Alto Adige è ormai patrimonio condiviso da moltissimi anni e che con questa codifica nel disciplinare andranno in etichetta, consentendo ai consumatori di legare un vino al suo fazzoletto di terra di origine. Si tratta di una novantina di toponimi che potranno essere utilizzati soltanto per delle cutivar specifiche, con rese di produzione ridotte rispetto a quelle previste dalla Doc nel caso dello stesso vino senza menzione. Una bella rivoluzione che darà maggiore slancio alla piramide della qualità dei vini Alto Adige Doc e di cui onestamente si sente l’esigenza. Purtroppo la richiesta di modifica di disciplinare è ferma a Ministero della politiche agricole da fine 2019, avendo subito in modo palese gli effetti della pandemia che ha quasi annullato le occasione di incontro e discussione.
Il 2022 sarà sicuramente l’anno decisivo, un millesimo da incorniciare per i vini dell’Alto Adige che dal nuovo disciplinare otterranno una spinta per un posizionamento di mercato più alto, specialmente in ambito internazionale.

I numeri dell’Alto Adige vitivinicolo

Superficie totale: 739.000 ettari (in maggioranza montagna)
Superficie montana sopra i mille metri: 86%
Superficie vitata: 5.600 ettari
Percentuale dei vini Doc sul totale prodotto: 98 % (ca. 5.400 ettari)
Percentuale sul totale dei vini prodotti in Italia: meno dell’1 percento
Superficie media per azienda agricola: 1 ha
Cantine: 274
Viticoltori: 5.000
Altitudine dei vigneti: da 220 a 1.200 metri
Addetti del settore vinicolo: 10.000
Distribuzione per tipologia: vini bianchi 64 %, vini rossi 36 %
Bottiglie di spumante (metodo classico) prodotte in un anno: 400.000