Dante Marramiero 2003

Anteprima del Montepulciano d’Abruzzo fuoriclasse di casa Marramiero, commercializzato dopo un lunghissimo affinamento

Sì, fuoriclasse è la parola giusta perché il Dante Marramiero, dedicato all’illuminato fondatore dell’azienda, esce a ben dieci anni dalla vendemmia, fatto decisamente raro nel campo dei vini rossi e veramente coraggioso. Assaggiando oggi la prima annata di questo grande vino, la 1998, si comprende immediatamente quanto sia “facile” per il Dante aspettare così tanto tempo prima di rendersi disponibile al consumatore. A quindici anni dalla vendemmia, avvicinare il naso al calice del ’98 e degustarne un singolo sorso è una vera emozione per l’integrità, la piacevolezza, la complessità del vino che soddisfa in assolo e coccola in abbinamento. Struttura, potenza, alcol, persistenza e… il calice si svuota! Non andate a cercare in enoteca il 2003 perché non è ancora uscito, non si trattava della presentazione ufficiale, ma di una verticale tra amici, allietata dalle tante eccellenti preparazioni di Riccardo di Giacinto chef e prorietario del ristorante All’oro di Roma, luogo in cui si riesce a fondere la grande complessità di un piatto con la sua immediatezza di assaggio per un esperienza golosa ma senza orpelli inutili, un po’ come il Dante Marramiero.

Torniamo ai vini, 1998, 1999, 2001 e finalmente 2003, le annate che sono state ritenute all’altezza di produrre un vino senza compromessi. Ne abbiamo parlato e discusso molto durante la verticale perché la 2000 è stata considerata un grande millesimo in tutto il Paese, ma in azienda (Romeo Taraborrelli, l’enologo, Antonio Chiavaroli, il direttore generale, Enrico Marramiero, il proprietario) non l’hanno ritenuta all’altezza del Dante perché meno dinamica e piacevole delle precedenti; la difficile vendemmia 2002, millesimo umido e meno assolato, giocoforza non si adattava a tale etichetta, mentre la 2003, annata tra le più calde degli ultimi 50 anni non ha condizionato delle piante “antiche” (questo vino è frutto di vigne di oltre 50 anni), in grado di gestirsi autonomamente le energie e le risorse.  La stragrande maggioranza dei grandi rossi italiani nel 2003 ha avuto problemi di tannini ruvidi e poco maturi e di potenza alcolica; le vigne del Dante non sono andate in stress idrico, hanno continuato il loro lavoro, dando uve di grandissima maturità e potenza. Uscirà il prossimo anno il Dante Marramiero 2003 e sorprenderà per la potenza eccezionale, in grado di ammortizzare la grande dote alcolica, grazie anche ai tanti tannini vellutati e alla croccantezza acida. Appena versato nei calici (non abbiamo usato decanter o altri sistemi di ossigenazione del vino, che non è neanche stato aperto con idoneo anticipo), il vino ha manifestato subito la sua veste eterea, ma dopo qualche minuto ha cominciato a raccontare tutto il suo ventaglio goloso e già abbastanza complesso, decisamente giovane. In bocca lo spessore gustativo è veramente importante, il piglio è goloso e l’insieme ancora da sviluppare appieno, insomma una grande interpretazione di Dante Marramiero tutta da scoprire nell’arco di 5-6 anni dalla commercializzazione.

Non possiamo non parlare del 1999 e del 2001; il primo è quello che nella fase iniziale dell’assaggio (una mezz’ora) ha colpito di più: un millesimo più fresco, un vino giocato sulla grande eleganza e suadenza, di integrità fruttata strabiliante. Il 2001 è venuto fuori quasi subito e alla distanza ha manifestato tutta la sua grandezza, un vino veramente straordinario, un assaggio indimenticabile per intensità, ampiezza, profondità, godibilità, aristocrazia e dinamica. Il 1998 ha confermato il suo valore, già scoperto in assaggi degli anni passati: stando nel calice si è via via rivelato nel suo straordinario splendore, quindici anni di “felicità” e una vita davanti!

Gli amanti di questo vino fuori dagli schemi (anche per metodo di vinificazione, ma ve lo racconteremo in un’altra occasione) possono stare tranquilli il Dante Marramiero conferma la sua grandezza e vi soddisferà anche col vintage 2003, entrando per meriti nella ristretta cerchia dei grandissimi rossi d’Italia.