Editoriale Sparkle 2020
Siamo al diciottesimo racconto annuale del mondo di un vino eccezionale che forse è più vino di tutti, essendolo due volte: con la prima fermentazione si ottiene quello che viene chiamato vino base, mentre con la seconda fermentazione si amplificano gli aromi celestiali e se ne aggiungono di nuovi intriganti, creando quelle piccolissime bollicine che tanto amiamo perché ci massaggiano e solleticano la bocca.
Il vino spumante rappresenta un po’ una “spa” per la nostra bocca e una coccola per il gusto. Quando nel 2001 ci gettammo a capofitto nel progetto della guida dei vini spumanti secchi, ogni tanto l’entusiasmo era tarpato da una fiammata di realismo che ci indeboliva il coraggio di entrare in quel mondo poco raccontato, considerato quasi di serie B. La spinta tornava travolgente quando ci davamo manforte assaggiando qualche bollicina italiana importante perché già ne esistevano molte, ma il comune pensare le ghettizzava a vino da aprire in momenti speciali, dando più importanza al rito dell’apertura che al contenuto. Iniziando a studiare ci confrontammo con un aspetto curioso: in quasi tutti i disciplinari delle denominazioni italiane, specialmente quelle relative ai bianchi, c’era la versione spumante che in realtà era praticamente inutilizzata, ma era prassi tenerla perché “non si sa mai”, magari una parte delle uve di un’annata generosa andavano a produrre uno spumante, senza essere state pensate per questo. Insomma, salvo nei luoghi che erano e sono veri distretti del vino con le bollicine sottili, nel grosso del Paese il vino spumante non era affatto importante. In venti anni, il nostro vino che nasce due volte ne ha fatta di strada, tanto che nel 2018 ha superato il miliardo e mezzo di euro di esportazioni, oltre il 25% del totale registrato dal vino. Pensate, nel 2001 si superavano appena i duecento milioni – oltre la metà grazie al nostro spumante dolce per eccellenza, l’Asti, altra unicità italiana -, meno dell’8% dell’export totale di vino, all’epoca a due miliardi e seicento milioni di euro.
Molto interessante, oggi, vedere la fotografia di quanto vino spumante l’Italia ha prodotto in un anno, dal primo agosto 2018 al 31 luglio 2019. Siamo arrivati a superare ottocentosettanta milioni di bottiglie e lo spaccato per categoria è riportato in tabella (dati Icqrf; è da pochi anni infatti che grazie all’Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari che disponiamo finalmente di dati reali).
DOCG | DOC | IGT | Generici | Varietali | Totale | |
milioni bottiglie | 181,9 | 435,4 | 7,3 | 182,8 | 63,1 | 870,6 |
La guida, la novità
Per i nostri diciotto anni ci siamo fatti un regalo da sogno. Perché non raccontare l’assaggio di qualche grande vino a diversi anni di distanza dalla sua commercializzazione? È un “esercizio” che facciamo sovente per la nostra rivista Cucina & Vini, all’interno di articoli dedicati ad aziende che hanno uno storico nel mondo delle bollicine. Nella realtà delle cose crediamo invece che possa capitare facilmente di avere una bottiglia di vino spumante in cantina per qualche anno e scoprendone l’esistenza pensare che possa essere “andata”, non più in grado di raccontare il bello. Niente di più sbagliato, ci sono dei vini spumanti che invecchiano in modo affascinante, direi emozionante. E allora abbiamo pensato di raccontare questa fase con lo stesso spirito di servizio che anima la guida, sollecitandovi a regalarvi momenti di vera gioia stappando la bottiglia giusta a distanza di anni dal suo acquisto o magari scegliendola in quei locali che correttamente le conservano per i più “golosi”. L’ultimo capitolo è dedicato a questi assaggi “vintage” e crediamo di aver fatto a voi e a noi un bel regalo. La sezione principale della guida non cambia, dei vini attualmente in commercio diamo un commento e la nostra valutazione in sfere, oltre che i dati principali sul prodotto; inquadrando con uno smartphone o un tablet il codice Qr posto a fianco del commento si arriva direttamente nel nostro sito cucinaevini.it, alla pagina dedicata all’azienda, dove potrete scegliere il vino, trovando poi la degustazione completa e altre informazioni. Venendo ai numeri, abbiamo selezionato 844 vini, di questi 298 provengono dalla Lombardia e 294 dal Veneto, insieme oltre il 70% della guida. Trentino e Piemonte rappresentano il 15%. Nella parte restante, un terzo di Sparkle 2020, raccontiamo quei vini figli del genio di un singolo, e non di un movimento territoriale, un aspetto che nell’Italia del vino non è mai mancato e ci distingue nel mondo. Quest’anno sono ben 89 le 5 sfere, un numero importante, oltre il 10% dei vini selezionati. Sono 66 le aziende premiate ovvero molte riescono a portare più vini a 5 sfere; la lista dei premiati esce dalle nostre degustazioni finali, effettuate per territorio e tipologia rigorosamente coperte. Fotografia scattata in quel momento, senza “ritocchi”, è quello che raccontiamo qui. Sono esiti eccellenti, segno inequivocabile di un settore che non può essere continuamente ricordato dai media per i risultati economici che porta, ma deve essere principalmente osannato per l’altissimo livello di qualità raggiunto, secondo a nessuno. Un altro aspetto sostanziale è l’ingresso nel “club delle 5 sfere” di aziende mai premiate, quest’anno sono ben 15 le novità, speriamo che questa prestazione vi invogli a scoprirle, qualora non facessero già parte del vostro bagaglio di conoscenze. Nella classifica a “squadre”, la Lombardia primeggia con 33 allori (28 in Franciacorta), seguita dal Trentino a 20, tutti TrentoDoc, quindi il Veneto che arriva a 16, portando per la prima volta al top un Lessini Durello mentre 15 sono evidentemente appannaggio del Prosecco Superiore di Conegliano Valdobbiadene. È la volta del Piemonte con 7 vini a 5 sfere (5 in Alta Langa). Arriviamo poi in Alto Adige che si aggiudica 3 allori, seguono Umbria,Abruzzo e Puglia con 2, Friuli, Marche e Sicilia portano un vino nella cerchia delle 5 sfere.
Vino dell’emozione
Nel lavoro di quest’anno la ricerca del vino dell’emozione ha avuto la piacevole concorrenza dell’assaggio dei vini “vintage”, aumentando per la nostra fortunata redazione i momenti in cui la fase tecnica è arricchita da un aspetto ludico ed edonistico non trascurabile. Come sempre abbiamo costituito una “short list” dei vini che ciascuno dei panelisti proponeva come possibile vino dell’emozione e in un altro incontro abbiamo assaggiato, sempre alla cieca, i vini. Ci giravamo intorno da anni al nostro campione, transitato più volte in questa intrigante degustazione finale – con questa si chiudono i lavori -: vino dell’emozione 2020 è il Trento Riserva Madame Martis Brut 2009 di Maso Martis, una fusione di finezza, grazia e grande energia che ha irretito tutti noi. Questa la grande bellezza del mondo del vino, con l’augurio che possiate sperimentarla e trovarla con l’aiuto delle pagine cartacee e web di Sparkle 2020.
Francesco D’Agostino