L’etichetta consortile del Nobile di Montepulciano

Andrea Rossi, presidente del Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano, prima Docg in Italia, presentando l’etichetta ha ricordato che è anche stata la prima denominazione certificata Equalitas

Sono numerose le particolarità che fanno del Vino Nobile un prodotto identitario, di carattere e soprattutto fortemente legato al suo territorio di origine. Il disciplinare di produzione (il primo risale al 1966, mentre l’ultima modifica è del 2020), racchiude tutte le peculiarità e le caratteristiche distintive di questo prodotto. A partire dal forte legame con una zona di produzione molto circoscritta che comprende il solo territorio comunale di Montepulciano, città rinascimentale della Toscana, in provincia di Siena, ed esclude la zona di pianura della Valdichiana. Sono infatti solo le vigne situate a una altitudine compresa tra i duecentocinquanta e i seicento metri che possono concorrere alla produzione della Docg. I vitigni previsti dal disciplinare sono per lo più quelli storici e autoctoni in cui prevale il sangiovese (che a Montepulciano prende il nome di prugnolo gentile) che deve essere presente per almeno il 70%. Possono poi concorrere all’uvaggio del Nobile, fino a un massimo del 30%, altri vitigni a bacca rossa, cosiddetti complementari, idonei alla coltivazione in cui sono frequenti il colorino, il mammolo, il canaiolo, ma anche alcuni vitigni internazionali come il merlot oppure il cabernet sauvignon. Una volta terminato il lavoro nel vigneto il disciplinare regola quello di cantina nei suoi passaggi, ma soprattutto dell’affinamento, momento nel quale il Nobile acquisisce da un lato delle caratteristiche organolettiche distintive, le stesse che poi fanno sì che la qualità di questo vino sia universalmente riconoscibile, dall’altro la personalizzazione effettuata dei singoli produttori. Inoltre tutte le operazioni di vinificazione e di maturazione devono essere effettuate in cantine situate nel suo territorio, devono durare almeno due anni, conteggiati a partire dal primo gennaio successivo alla vendemmia. Entro questo periodo il produttore può decidere se far maturare il Nobile per ventiquattro mesi in legno, oppure diciotto mesi in legno e i restanti in altri vasi vinari, oppure almeno dodici in legno, sei in altri vasi vinari e sei in bottiglia. Del Vino Nobile esiste da disciplinare anche la tipologia “Riserva”, che come dice il nome stesso presenta un invecchiamento più lungo rispetto alla sua versione classica. In questo caso sono almeno tre gli anni di affinamento in legno e almeno sei mesi in bottiglia.

L’etichetta consortile del Nobile di Montepulciano

Per quanto riguarda l’etichetta consortile, è nata dal progetto dello Studio Aldo Segat per rappresentare a livello istituzionale il Vino Nobile di Montepulciano, valorizzare il marchio Toscana oltre a puntualizzare una distinzione rispetto al Montepulciano d’Abruzzo. Gli obiettivi sono stati individuati nel valorizzare un effetto informativo, a vantaggio dei mercati stranieri, creando una corretta sequenza di lettura e capitalizzando l’aspetto culturale e territoriale. Nel disegno grafico dell’etichetta sono stati trasformati valori classici in chiave contemporanea con le seguenti icone: dal sole al meteo, dall’architettura alla storia, dalle colline al territorio, dai campi e filari alle coltivazioni, dall’uva alla sua organizzazione e raccolta, dalle pievi intese come valorizzazione del territorio all’eco-sostenibilità, alla Porta della cittadina, perla del Rinascimento. Domina su tutto la tonalità di rosso cupo del suo marchio che lo rende ancora più impattante.

L’etichetta consortile del Nobile di Montepulciano

Come accennato nel sommario il Vino Nobile di Montepulciano è la prima denominazione italiana ad avere ricevuto il marchio di certificazione di sostenibilità secondo lo standard Equalitas. La notizia è stata annunciata nella sede di Federdoc il 25 maggio 2022, tra i partner del percorso, in occasione della presentazione del traguardo che ha riguardato la denominazione toscana come la prima in Italia in questo senso. Uno standard che consente la certificazione di sostenibilità della singola impresa vitivinicola, dei prodotti vitivinicoli e delle denominazioni di origine. Studiato espressamente per il settore vitivinicolo è certamente tra i più all’avanguardia a livello internazionale, oltre a essere l’unico che prevede anche la certificazione delle denominazioni di origine. È bene precisare che è un protocollo molto impegnativo, che implica il rispetto di un numero elevato di requisiti ambientali, come la misurazione dell’impronta carbonica e dell’impronta idrica, e socio economici, come la verifica del rispetto delle libertà sindacali e delle pari opportunità. Inoltre Equalitas prevede anche il raggiungimento di obiettivi progressivi e la stesura di un bilancio di sostenibilità nel quale presentare e comunicare i risultati ottenuti.

andrea rossi montepulcinao
Andrea Rossi

“L’obiettivo che ci siamo posti fin dall’inizio del percorso – dichiara Andrea Rossi – lo abbiamo ritenuto da subito strategico poiché per raggiungerlo abbiamo favorito ‘un cambiamento culturale’ nelle nostre imprese con l’obiettivo di modificare progressivamente il profilo produttivo e organizzativo con metodi e tecniche di produzione più rispettosi dell’ambiente e del paesaggio, ma soprattutto nella direzione di garantire un elevato standard di valori etici, sociali ed economici, che rafforzeranno la coesione tra le nostre imprese e tra queste e il territorio, guardando quindi a una dimensione ambientale, economica e etico-sociale dove il rispetto dei valori e dei diritti collettivi gioca un ruolo centrale in questo processo”.

Alla presentazione ha partecipato anche Riccardo Ricci Curbastro, presidente di Equalitas che ha così rimarcato: “Quello dato dal Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano è un segnale importante per l’intero settore delle denominazioni del vino del nostro Paese e giunge a conferma che il percorso intrapreso da Federdoc ha nello standard Equalitas un punto di riferimento di assoluto valore. Il viaggio verso un Italia del vino sempre più sostenibile prosegue spedito e, soprattutto, rappresenta ormai di fatto un valore etico ed economico fondamentale nel posizionamento delle nostre etichette sui mercati mondiali”.

prugnolo gentile
prugnolo gentile

Senza dubbio la presenza a Montepulciano di una cantina che è diventata simbolo e modello di queste pratiche, Salcheto, e la vicepresidenza del marchio Equalitas, Michele Manelli, suo titolare, hanno dato un’ulteriore spinta alle attività che hanno portato a questo riconoscimento. Un Consorzio quindi che, tra l’Etichetta Consortile e il marchio di certificazione di sostenibilità secondo lo standard Equalitas, vuole comunicare la sua assoluta distinzione dal Montepulciano d’Abruzzo rivendicando così la sua fierezza toscana, oltre alla sua vocazione alla sostenibilità, nata in tempi non sospetti. Questo è testimoniato dalla rete di stazioni meteorologiche nata tra gli anni 1985 e 1990, dal processo di smaltimento di scarti biologici dalle vigne per la realizzazione di biomassa da combustione nato nel 2006, in collaborazione con l’Amministrazione Comunale, proseguendo nel 2015 con il progetto della carbon footprint del Vino Nobile di Montepulciano.

Photo @ Consorzio Nobile di Montepulciano