Terlaner Primo 2020, il re rilancia
Il vino di punta di Cantina Terlano, nato nel 2011, si presenta in anteprima, confermando di sedere al tavolo dei grandi

Ci siamo trovati al ristorante Mirabelle, nel centro di Roma, ospiti di Klaus Gasser e Rudi Kofler, rispettivamente direttore vendite e marketing ed enologo di Cantina Terlano, in una mattina di fine inverno per incontrare la nuova annata della Grande Cuvée Terlaner Primo 2020, nona edizione di questo eccellente vino. Ci siamo arrivati lentamente, attraverso una verticale dal millesimo 2016, passando per il 2018 e il 2019 ed effettuando un confronto alla cieca con due vini di Borgogna, il Batard-Montrachet Grand Cru 2019 di Domiane Leflaive e il Chassagne Montrachet Les Chenevottes Premier Cru 2020 di Pierre-Ives Colin-Morey. Ovviamente sono stati appaiati i calici con i vini dello stesso millesimo e tutti i degustatori intorno al tavolo hanno concordato, senza conoscere il contenuto dei calici, quanto fossero interessanti quelli che poi abbiamo scoperto essere dotati del Terlaner Primo. Senza girarci intorno il fascino del vino di Terlano è superiore a quelle dei due iconici vini di Francia.

Il Terlaner Primo, come dicevamo, è figlio delle coste che si arrampicano sopra il paese di Terlano guardando verso sud e arrivando fino a quasi mille metri con filari di vite. Questi particolari terreni, che generano vini estremamente longevi, giovano della dialettica tra sole mediterraneo e brezze notturne alpine che scendono dalle montagne; questa interazione energetica è presente in tutto il periodo vegetativo della vite e diventa più incisiva proprio in quello di maturazione, contribuendo a fissare gli aromi e a fornire alle uve un ambiente particolarmente salubre. La ricchezza minerale vulcanica dei terreni, poi, dà il suo ingente contributo per creare quel sostegno salino, riconoscibile in ciascun vino generato da queste terre, che ne determina anche la straordinaria longevità.
L’uvaggio è quello tradizionale del territorio (esiste infatti la sottozone Terlano nel disciplinare della Doc Alto Adige e il Terlaner Primo si fregia della Doc Alto Adige Terlano) e prevede pinot bianco in prevalenza, chardonnay e un piccolo apporto di sauvignon. Le vigne del pinot bianco sono poste a un’altitudine di cinque-seicento metri, quelle di chardonnay a trecentocinquanta metri, mentre il sauvignon è a trecentotrenta metri; sono tutte orientate a sud sud-ovest. La vinificazione prevede una pressatura delicata a grappolo intero, seguita da chiarifica tramite sedimentazione naturale a freddo del mosto. La fermentazione, poi, in botti di rovere austriache e francesi da dodici ettolitri, malolattica e maturazione per dodici mesi sui lieviti sempre in botti. La produzione è di circa tremila bottiglie, nelle annate in cui il vino è realizzato, mentre il prezzo in enoteca (quando si trova perché va quasi tutto in ristorazione, il grosso all’estero) è di circa centottanta euro. E poi un ingrediente fondamentale, il clima, che ogni anno ha il suo particolare andamento, garantendo sempre luce, calore e brezze fresche. Le differenze stagionali, legate alle temperature primaverili ed estive e alla quantità e distribuzione di piogge fanno il resto e contribuiscono in modo determinante al risultato di ciascun anno: l’artista è sempre lo stesso, l’impegno e i mezzi non prevedono compromessi, l’opera d’arte cambia ed è specchio della natura.

La degustazione
L’assaggio tecnico ha toccato quattro annate, l’ultima, la 2020, che annuncia di vivere a lungo, la 2019, a 2018 e la 2016. I vini sono tutti molto interessanti, ma la 2016, la meno giovane sta in una fase di maggiore completezza, sottolineando quanto il tempo sia amico dei vini di Terlano. Non un caso allora se abbiamo potuto godere appieno del millesimo 2013, veramente straordinario, durante la colazione che ha seguito la degustazione, quindi a tavola dove il suo fascino senza tempo si è manifestato coinvolgente.
2016
14,5% vol
Uve: pinot bianco 75%, chardonnay 23%, sauvignon 2%
Esuberante, potente, elegante
Intenso e raffinato nel fondere il frutto con salgemma: frutto della passione, cedro, mandarancio, kumquat e ananas incontrano caramella mou, arachide, cioccolato al latte e gianduia, anticipando una bocca voluminosa, salata, vitale, calorica, energica ed elegante al contempo, molto persistente, dotata di un allungo salino su cui si alternano frutto, spezie e golosità.
2018
13,5% vol
Uve: pinot bianco 65%, chardonnay 32%, sauvignon 3%
Aristocratico, complesso, affilato
Approccio meno coinvolgente del 2016, ma subito profondo nei toni fungini e fumé che sposano minerali di salgemma e calcare, con note di nocciola e cioccolato e tocchi burrosi che anticipano l’articolata dialettica agrumata . Bocca affilata, salina, dinamica, subito agrumata, dotata di una lunga progressione sapido-minerale in primo piano su cui danzano salgemma, pepe bianco e calcare.
2019
14% vol
Uve: pinot bianco 70%, chardonnay 28%, sauvignon 2%
Avvenente e di profondità stratificata
Incisivo nel frutto che richiama albicocca, frutto della passione, kumquat e arancia, percorsi da note di marron glacé e gianduia e da respiri minerali di salgemma. La bocca è piena, voluminosa, succosa, sapida ed elegante, caratterizzata da un allungo salino che stratifica il gusto, amplificando le percezioni retro nasali che risuonano a più livelli.
2020
13,5% vol
Uve: pinot bianco 72%, chardonnay 28%, sauvignon 2%
Timido ed energico, di straordinario potenziale
Manifesta tutta la sua gioventù nell’approccio meno loquace, su toni minerali scuri di scisto che giocano in bel contrasto con note di pappa reale e cera d’api. Si apre lentamente ed ecco il frutto della passione con gli agrumi e nuance di gianduia. La bocca è molto succosa e dinamica, dotata di salinità intensa che dà profondità e una lunghezza veramente importante e molto articolata nella dialettica dei ritorni.