Elena Walch: Alto Adige al femminile

elena walch

Degustazione e storia dell’azienda Elena Walch

Qualche mese fa abbiamo avuto l’opportunità di incontrare Elena Walch, dialogare con lei, visitare le due importanti tenute di proprietà e la cantina situata in un ex convento gesuita a Termeno, di proprietà dal 1869 della famiglia. Dopo il matrimonio con Werner Walch, Elena, affermato architetto, formatosi con grandi maestri quali Aldo Rossi a Milano e Carlo Scarpa a Venezia, rendendosi conto del potenziale inespresso dall’azienda di famiglia ci racconta che disse a suo marito: “Le cose stanno cambiando. Siamo gli unici con un castelletto asburgico nel mezzo di un vigneto e non facciamo niente di particolare. Abbiamo una cantina con delle splendide botti intagliate, dei terreni situati in posizioni straordinarie. Desidero occuparmi delle due tenute per produrre vini di qualità, dare il mio nome ai vini. È stato così che, nel 1988, mi sono trovata coinvolta nel percorso che tappa dopo tappa ha portato quest’azienda ad essere quello che è oggi. In quegli anni la maggior parte dei nostri vigneti era d’uve schiava, con solo pochi appezzamenti di cabernet e di chardonnay. Da subito orientata a una produzione improntata alla qualità, ho reimpiantato la maggior parte dei vigneti con un’alta densità di ceppi ma con basse rese per ettaro, cloni altamente selezionati, scegliendo vitigni sia autoctoni che varietà internazionali. Pensavo e sostengo tuttora che il mondo del vino sia romantico per i suoi profumi, la natura, l’ambiente”.

Il territorio

Favoriti da una splendida giornata abbiamo iniziato la visita dalla grande tenuta Castel Ringberg. Nel vigneto di diciotto ettari, situato in posizione collinare di fronte al lago di Caldaro, esposto a sud est, si trovano vigneti di chardonnay, müller thurgau, pinot grigio, riesling, sauvignon e lagrein, tutti impiantati con il sistema d’allevamento guyot considerato innovativo alla fine degli anni Ottanta. Le uve schiava e cabernet sauvignon sono invece tuttora allevate con la tradizionale pergola. Dopo aver camminato tra i filari osservando alcune varietà, siamo andati alla tenuta Kastelaz di cinque ettari che domina il centro di Termeno. La perfetta esposizione a sud unita alla forte pendenza del 60% (al punto che il vigneto è interamente terrazzato) dona alle uve una forte insolazione che determina le caratteristiche dei vini ottenuti da questi vigneti. “Da quando mi sono occupata delle tenute – riprende Elena Walch – fra le diverse cose che sono state attuate c’è stata la modifica dei terrazzamenti molto ripidi di Kastelaz che li ha resi meno profondi e più sicuri durante le varie fasi di lavorazione in vigna”.

La collina è impiantata a spalliera con gewürztraminer, vigneto da cui si ottiene uno dei vini più noti dell’azienda, pinot bianco, merlot e un piccolo appezzamento di moscato rosa allevato a pergola. Entrambe le tenute ci hanno colpito per la loro affascinante bellezza, completata dalla presenza a queste latitudini di olivi e cipressi dovuti al microclima quasi mediterraneo presente per buona parte dell’anno. Durante il nostro percorso abbiamo notato, tra i filari, l’inerbimento (adottato per il controllo delle piante infestanti) così come la predisposizione di alcuni impianti d’irrigazione a goccia. “Monitoriamo costantemente, con delle sonde, i nostri vigneti – continua -. In questo modo è possibile fare trattamenti mirati, controllare i possibili danni del maltempo, le infezioni, agire in modo tempestivo”. Queste iniziative fanno parte di un recente programma di sostenibilità che l’azienda sta attuando con l’intento di valorizzare e preservare la natura per le future generazioni. Il cambiamento più importante è la rinuncia all’uso di erbicidi. Un altro aspetto è l’utilizzo della confusione sessuale per combattere la presenza della tignoletta della vite che con falsi richiami dati da feromoni impedisce la riproduzione della specie. Nel nostro percorso in vigna abbiamo notato anche delle casette poste nei vigneti per invitare particolari tipi d’uccelli, utili all’eliminazione d’eventuali insetti.

La cantina

Tornati in azienda scendiamo nella cantina, disposta, sin dalla sua costruzione, su quattro livelli di profondità. La struttura quindi consente durante la vinificazione un minore consumo di energia per due motivi: viene sfruttata la gravità per spostare il vino da botte a botte, si ha un utilizzo inferiore di pompe, il raffreddamento dei tini d’acciaio assorbe meno energia dato che gran parte della cantina si sviluppa sotto terra. Al nostro ingresso troviamo le grandi botti di rovere di Slavonia dal fronte intagliato, di cui aveva accennato la produttrice, dove sono incise la storia della famiglia e del territorio. Sono straordinarie per numero e lavorazione. Una ha ancora il fronte non lavorato che sarà dedicato, in futuro, alla prima donna della famiglia che gestisce l’azienda. In un’altra zona troviamo la barricaia destinata al vino rosso Kermesse composto da lagrein, merlot, cabernet sauvignon, petit verdot e shiraz, tutti nella stessa percentuale. Questo vino è affinato per diciotto mesi in barrique di rovere dalla foresta d’Allier, di cui un terzo nuove, un terzo di un anno e per il restante menorecenti, poi è sottoposto a un’ulteriore maturazione in bottiglia per sei mesi.

Proseguendo, troviamo le botti d’acciaio usate per la vinificazione dei vini bianchi e di una parte dei vini rossi e i poi tonneau. L’impressione è stata che la vinificazione di tutti i vini delle diverse linee tenga conto delle tecniche più moderne, per la convinzione della produttrice, supportata dall’enologo Gianfranco Faustin, di limitare al massimo gli interventi enologici. La scelta della sostenibilità è stata applicata in azienda con altre iniziative: dall’installazione di un impianto fotovoltaico (che copre il 50% del consumo elettrico totale), a un sistema di riciclo dell’acqua utilizzata per l’impianto di refrigerazione della cantina, dall’utilizzo di tappi di sughero, provenienti da foreste certificate, che si distinguono per l’assenza di colorazioni, di additivi chimici, alle bottiglie di un vetro più leggero per la linea “Selezione”, riducendo così la produzione d’anidride carbonica.

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Il bistrot e i vini

Ci siamo poi trasferiti al bistrot Le verre capricieux dove è proseguito il nostro incontro. Accolti anche qui da una perfetta padrona di casa siamo stati messi a nostro agio. La nostra conversazione è stata accompagnata da uno spuntino con una selezione di salumi e formaggi pregiati accompagnati dalla degustazione di qualche etichetta. “Dopo l’apertura del bistrot ho deciso che non volevo avere un ristorante perché sono una vignaiola, non una ristoratrice. Penso che ognuno debba fare quello che sa fare meglio – riprende Elena -. Per quanto riguarda la nostra gamma, in questo momento produco ventisette vini divisi tra cinque diverse linee, ottenuti tutti sia dalle due tenute che da altri appezzamenti che abbiamo acquistato nel corso del tempo. Possono sembrare tanti ma non volevo presentarmi solo con il top del top. Ritengo importante rivolgermi anche a una clientela che vuole bere a un prezzo interessante.

All’inizio della mia gestione c’erano soprattutto vini prodotti con il solo passaggio in acciaio. Con il passare del tempo dato che le viti davano uve con una maggiore complessità, ho deciso, circa dieci anni fa, di fare dei vini in parte barricati. Tutte le etichette del nostro portfolio provengono dalle uve dei nostri terreni con l’unica eccezione del Pinot Nero Ludwig. Le vigne, molto vecchie, si trovano a Gleno frazione di Montagna, sull’altro versante della valle. Il nome del vino è quello del nostro conferitore d’uve. Per quanto riguarda la gamma dei diversi vini bianchi, da quando mi occupo dell’azienda, il primo a essere prodotto è stato il Cardellino che tuttora considero il mio primo amore. Avevo scoperto che il nome in francese dell’uccellino era chardonneret. Un nome simile a quello del vitigno chardonnay che compone il vino. Da qui l’origine del nome di fantasia”. La degustazione del vino Cardellino Chardonnay 2011 è stata molto piacevole sia al naso, dove dominava la frutta matura, che in bocca, dove era morbido, fresco, sapido, equilibrato.

Analizzando i diversi vini Elena ci spiega che Ewa Cuvée è composto da gewürztraminer al 60% con l’aggiunta di müller thurgau e chardonnay per renderlo meno aromatico. Questa etichetta con altre otto, da singolo vitigno, costituisce la linea Selezione. Si trovano poi in gamma sei Single Vineyard, quattro Favorites, quattro Riserva e quattro Gran Cuvée. Siamo davvero curiosi di capire perché fra le etichette si trovano due differenti tipologie di Lagrein, ottenute da vigneti impiantati non nella zona di Bolzano ritenuta la più vocata per questo vitigno. “Sia quello da cui si ottiene il Castel Ringberg Lagrein Riserva – spiega Elena – che il Lagrein Selezione provengono da appezzamenti dove il terreno è morenico, calcareo di medio impasto, con parti argillose e sabbiose. Il microclima della conca dove si trovano i vigneti, con il suo calore, contribuisce in modo importante alla perfetta maturazione dell’uva”. Durante la conversazione ci viene servito il Castel Ringberg Kalterer See 2011. Aveva sentori di ciliegia e piccoli frutti di bosco. In bocca un’acidità contenuta, tannini morbidi, un buon equilibrio.

Progetti per il futuro

“Direi due in particolare – conclude -. Nel corso del tempo ci siamo resi conto che alcuni dei nostri vini si bevevano troppo giovani. Per questo motivo abbiamo pensato che, a breve, metteremo da parte dei lotti di vini da vendere dopo qualche anno. Lo stoccaggio, in ogni modo, non sarà in cantina ma in un posto più alto e più fresco per mantenerli nella migliore condizione”. Un altro intento, che abbiamo appreso durante il nostro incontro, è quello di “proseguire” non solo con altre iniziative di rispetto per l’ambiente, ma anche con quelle a favore della tutela sociale dei collaboratori, coniugandole con la redditività aziendale. L’importanza delle sostenibilità per l’azienda è dimostrata dalle scelte attuate tra le quali l’impianto, in un vigneto di recente acquisizione, di una tipologia d’uva più resistente ai funghi e alle malattie. Durante la nostra visita abbiamo notato in azienda due auto ibride e che, per dipendenti e visitatori, è richiesto il divieto assoluto di fumo.

Prima di lasciarci abbiamo brindato con un calice di Cashmere Passito Moscato Rosa 2009. Al naso aveva un delicato profumo di rose. E in bocca piacevolmente dolce, con note speziate. La perfetta conclusione di un’interessante chiacchierata con un’elegante Donna del vino, che con passione e innovazione prosegue nel suo percorso.

L’azienda

Conosciuta per le due tenute storiche Castel Ringberg e Kastelaz, possiede al momento trentacinque ettari di proprietà che, insieme ai dieci del vigneto Ludwig, produce in totale cinquecentomila bottiglie. È tra le realtà più importanti dell’Alto Adige per la superficie dei vigneti. Elena Walch attualmente è presente al 50% in Italia, il restante è venduto tra Germania, Stati Uniti, Shanghai, Giappone e Singapore, mentre il Brasile sta diventando un mercato importante.
Via A. Hofer, 1 39040 Termeno (Bz)
Tel. 0471.860781
www.elenawalch.com

Le verre capricieux

Il bistrot con giardino, inaugurato nel mese di giugno 2010 su progetto dell’architetto gardenese David Stuflesser, è situato nel parco storico dell’azienda a Termeno. Lo stile innovativo che lo caratterizza s’integra perfettamente con gli altri edifici circostanti. È possibile degustare, anche nei mesi invernali, i vini di Elena Walch, accompagnandoli con piatti freddi di piccole prelibatezze. Aperto tutti i giorni, anche per acquisti, dalle 11,30 alle 18,30
Tel. 0471.860103

di Giovanna Moldenhauer

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La degustazione

A cura di Francesco D’Agostino, Alessandra Marzolini, Antonio Pellegrino

ALTO ADIGE PINOT BIANCO DOC 2011
12,5% vol – € 9,90
Espressione decisa di territorio, unisce golosità di beva e ritmo gustativo. Giallo paglierino vivace, al naso è fresco e fragrante nei ritorni di fieno secco, grano, fusi con limone, melissa e mandorla fresca, con sbuffi minerali di selce. Scaldandosi esprime floreali di acacia e il frutto squillante di mela, pera, ananas e cedro. In bocca è bilanciato, dinamico, di bella morbidezza e volume, dotato di trama sapida tattile che miscela i ritorni di frutto polposo e croccante con le vegetalità, aggiungendo una trama minerale di selce che si unisce al caratteristico e piacevole fondo di mandorla fresca.

CASTEL RINGBERG SAUVIGNON 2011 ALTO ADIGE DOC
13,5% vol – € 16,10
Importante, di taglio energico ed elegante, illumina il calice di un bel giallo deciso. Al naso dichiara subito fini vegetalità di salvia e foglia di pomodoro, con macchia montana balsamica, elegantemente fuse con sentori di nocciole e mandorle secche e con freschezze polpose di arancia, cedro, ananas, banana, mango, sfumate da articolata mineralità, dalla selce alla pietra focaia. Bocca importante, strutturata e di grande eleganza per vivacissime freschezza e salinità che danno dinamica, regalando una fusione di arancia, cedro, nocciola, con salvia, foglia di pomodoro, tutte lunghissime, sostenute da un fondo di mineralità sottile che dà aristocrazia al vino, mentre una delicata e intrigante tostatura di frutta secca cresce in progressione.

KASTELAZ GEWÜRZTRAMINER 2011 ALTO ADIGE DOC
15% vol – € 23,90
Conquista il naso con la sua decisione e profondità mentre in bocca diventa più impegnativo per la potenza. Giallo dorato vivace, è esuberante negli aromi dolci che ricordano rosa, uva spina, licci, mango, percorsi da netti sentori iodati e poi cannella, anche in confetto, cardamomo, cedro, col fiore che torna declinando biancospino e artemisia e ancora macchia montana, si allarga il fronte minerale e si uniscono golosità di crostata, confetti e torrone bianco. Morbido in bocca, sapido, di potente vena calorica, voluminoso è ben supportato dal piglio acido, per un insieme coerente nei floreali, accompagnati dal frutto sotto spirito, da tostature di frutta secca e mineralità spiccata.

LUDWIG 2009 ALTO ADIGE PINOT NERO DOC
14% vol – € 21,40
Grande eleganza e piacevolezza olfattiva che segue anche in bocca, fino a quando manifesta tutta la sua irruenza giovanile. Buono ma vuole ancora tanto vetro. Di colore rubino luminoso, è subito disponibile nella fusione di frutto e tostature che racconta di amarena, anche in sciroppo, ribes nero, prugna, granatina, mandorle e nocciole gentilmente tostate. E ancora chinotto,arancia rossa, scorza d’arancia candita al cioccolato, grafite, gianduia, confetture di mora e mirtillo, tutto sfiorato da respiri floreali di viola e peonia, da speziature di vaniglia, pepe, noce moscata e cannella. Morbido, di bel volume appena il vino è in bocca, fresco, tutto focalizzato sul frutto. Da centro assaggio si avverte decisa la componente calorica e anche un tannino ancora leggermente irruente; il vino si allarga su spezie e minerali che poi, quando il finale diventa appena disidratante, salgono in primo piano.

ALTO ADIGE LAGREIN DOC 2011
12,5% vol – € 11,50
Bellissimo rubino violaceo scuro, vivo e impenetrabile, al naso è denso di frutto fresco e croccante che sa di mirtillo, ciliegia, amarena, ribes nero, gelso nero, mora e prugna, sfumati da golose note di confettura, la mora su tutte, e ancora chinotto, arancia rossa, vaniglia, anice, gianduia, crostate, tostature appena scure di nocciole, grafite, con una leggiadra e gradevolmente insistente sollecitazione floreale che ricorda, rosa, peonia e anche glicine. In bocca è fresco, di trama media e continua, corretta morbidezza e tannino adeguato e ben integrato, per un insieme che invita alla beva, meno loquace che al naso, focalizzato su frutto freschissimo e meno dolce, con le florealità e finale di liquirizia e grafite sull’onda lunga del tannino.

CASTEL RINGBERG LAGREIN 2008 ALTO ADIGE RISERVA DOC
13,5% vol – € 28,90
Rubino molto intenso, al naso è elegante, garbato e subito profondo, riuscendo a esprimere un bouquet bilanciato che va dai fiori alla grafite con grande dinamica: peonia, rosa, ciliegia, arancia, amarena, mirtillo, mela, prugna, mora, sciroppi di frutta, toni di macchia montana, ginepro, liquirizia in radice e bastoncino, anice, vaniglia, nocciole secche e tostate, pasticceria da forno al cacao, cioccolato fondente, uva passa si avvicendano senza buchi e picchi, senza distorsioni, con aristocratica delicatezza. In bocca non cambia stile, è denso e scattante, continuo e potente nei fondamentali, tutti decisi e quasi sfrontati, ma ben fusi e amalgamati, col tannino unico a manifestare un’accennata vigoria giovanile. Ne gode il retrolfatto che si muove sui sentieri del naso, non riuscendone ancora però a raccoglierne l’armonia, con un lungo finale iodato.