Freisa, il Piemonte storico nel calice

La Freisa fa dibattere da secoli gli intenditori e oggi, che la qualità è indiscutibile, è una questione di stile e di interpretazione

Una bella serata con cinque produttori di Freisa a Roma ha attirato la nostra attenzione su un vino piemontese che ha sempre avuto una diffusione più locale, ma che oggi giustamente ambisce a un posizionamento più ampio nel mercato. È curioso scoprire che nella sua storia ha sempre trovato detrattori ed estimatori, tanto che alcuni hanno anche elaborato teorie per parlarne male, come un anonimo poeta che nel 1795 fece stampare un libercolo di versi dialettali intitolato “Il vino di Freisa e i suoi danni”, ipotizzando  che suscitasse diverse malattie, una tra questa la scarlattina. Anche Giuseppe Nuvolone Pergamo, famoso agronomo di fine Settecento, lo definiva un vino debole. Un secolo dopo, finalmente, un altro studioso, Giuseppe di Rovasenda, dedicò una monografia al vitigno spiegando che nei terreni appropriati la freisa dà buoni prodotti, ma che la sua rusticità e fertilità la rendono capace di produrre con qualunque terreno ed esposizione con risultati non buoni per la difficoltà di arrivare a maturazione completa, ovvero a ottenere uve aspre per acidità e tannino non maturo. Oggi a questa consapevolezza si è aggiunta quella genetica che vede nel nebbiolo uno dei genitori della freisa.

freisa

Oggi la Freisa è prevista in sette Doc Freisa d’Asti, Freisa di Chieri, Colli Tortonesi Freisa, Langhe Freisa, Monferrato Freisa, Piemonte Freisa, Pinerolese Freisa ed è declinata in mille modi diversi proprio in virtù della sua flessibilità, ma anche per delle scelte fin troppo articolate da parte dei produttori. È prevista la tipologia ferma, a lungo affinamento (Superiore), frizzante, spumante e dolce. La presenza di una importante quantità di polifenoli nelle bucce consente di lavorare su diverse interpretazioni, spesso legate a zone specifiche; i consumatori locali sono più abituati a questa variabilità di interpretazioni perché conoscono il territorio, ma altrove è molto più difficile capire i diversi stili. Proprio per comunicare le declinazioni della Freisa i produttori delle diverse denominazioni si sono riuniti nell’Associazione Più Freisa che ha organizzato una serie di incontri nei mercati più importanti d’Italia.

cascina gilli e stefano rossotto

Abbiamo avuto la possibilità di assaggiare cinque vini durante una serata presso il Beef Bazaar a Roma:

Freisa d’Asti Il Forno 2019 di Cascina Gilli, Freisa d’Asti Superiore Raria 2018 di Cascina Quarino, Freisa di Chieri Superiore Andvinà 2017 di Stefano Rossotto,  Freisa di Chieri Superiore Vigna Villa della Regina 2016 di Balbiano, Fresia d’Asti Superiore Sorì di Giul 2016 di Tenuta Santa Caterina. Tutti vini ottimi, senza incertezza, ma con stili diversi, serviti dal più giovane al più invecchiato. Gioioso e invitante il primo vino, austero il secondo, solare e bilanciato il terzo, compatto ed equilibrato il quarto, strutturato il quinto. Una gamma completa di stili che sul mercato forse può trovare difficoltà, specialmente nelle interpretazioni più concentrate, dove la concorrenza è portata da denominazioni nobili, presenti in tutta Italia, specialmente nel Piemonte stesso. Le versioni invece che portano a finire la bottiglie sono forse più compatibili con la gastronomia attuale e più facili da collocare da parte di un consumatore sul mercato nazionale e internazionale. Il tempo certamente darà delle risposte definitive, oggi quello che conta è che la Freisa incontri tutti i consumatori del mondo con la sua straordinaria flessibilità.

balbiano e santa caterina