Rocche di Romagna: Bertinoro e l’Albana DOCG

Un territorio poco battuto dalle rotte del turismo, ma che invece racchiude ricchezza naturale e bontà enogastronomiche

Partendo da Bologna e andando verso il mare, si attraversa una Romagna straordinaria e forse poco conosciuta, ricca di borghi, di rocche medievali e di prodotti genuini. Luoghi accoglienti che coniugano storia e natura, ospitalità e benessere dove la qualità della vita è tra le migliori d’Italia.

Da Forlimpopoli si sale verso Bertinoro, poi Meldola Predappio e Castrocaro Terme in un panorama punteggiato da rocche fortificate che hanno visto come protagonisti nobili casati come i Malatesta, gli Ordelaffi, intrepide dame come Aldruda Frangipane e Caterina Sforza. Ovviamente non mancano leggende di fantasmi come quella dell’infelice Margherita che si gettò dalle mura della Fortezza di Castrocaro per sfuggire ad un matrimonio combinato. Le Rocche di Romagna sono predilette da un turismo lento che ama il buon vivere e si concede momenti di relax nei diversi centri termali della zona. Non mancano diversi itinerari per chi va in bicicletta o ama il trekking.

Rocche di Romagna: Bertinoro e l’Albana DOCG

Tutta la zona è caratterizzata da un elemento comune: una roccia calcarea formata circa 3 milioni di anni fa da una barriera corallina, è lo Spungone. È presente come materiale da costruzione, si vede affiorare nel terreno, è ricca di residui fossili. Rende il terreno con caratteristiche particolari, risultando più fertile e adatto alle coltivazioni, in particolare della vite e dell’ulivo. Queste peculiarità sono così particolari da permettere ai produttori di vino di puntare all’identificazione di 16 sottozone “Rocche di Romagna” raccolte con un loro marchio collettivo europeo – Serra, Brisighella, Marzeno, Modigliana, Oriolo, Castrocaro, Predappio, Meldola, Bertinoro, Cesena, Mercato Saraceno, Longiano, Imola, Coriano, San Clemente e Verucchio.

Sulla cima del Colle Cesubeo, sorge Bertinoro famosa come “la città dell’ospitalità” per via di un’usanza che risale all’epoca medievale. Nella piazza principale di Bertinoro sorge “La colonna dell’ospitalità” alla quale sono attaccati degli anelli (anzi anelle) ognuna delle quali rappresentava una famiglia nobile. Pellegrini e viandanti che attaccavano il proprio cavallo ad un’anella venivano ospitati dalla famiglia corrispondente. Ancora oggi questo rito si ripete ogni anno la prima domenica di settembre, la ‘Festa dell’ospitalità’, una rievocazione in costume durante la quale le famiglie bertinoresi ospitano per un pranzo dentro casa turisti e visitatori che intervengono alla festa. A dimostrazione dell’ospitalità di Bertinoro è la presenza di una forte comunità ebraica per tantissimi secoli. Proprio accanto al Palazzo Comunale, sorge la Giudecca dove nacque Ovadyah Yare, il ‘Gran Bertinoro’, uno dei più celebri commentatori delle leggi ebraiche. Nel punto più alto del borgo, sorge la Rocca dove soggiornò anche Dante Alighieri e che dal XVI secolo fu sede vescovile. Oggi al suo interno si trovano il Centro Residenziale Universitario dell’Ateneo di Bologna e il Museo Interreligioso dedicato alle tre grandi fedi monoteiste.

Rocche di Romagna: Bertinoro e l’Albana DOCG

Bertinoro gode di una vista mozzafiato su tutta la Romagna e dal suo Balcone si possono vederea destra il mare con Rimini, Riccione, perfino la ruota panoramica di Mirabilandia, sulla sinistra si scorgono Forlì, Cesena e le altre Rocche di Romagna. Il nome Bertinoro, sembra che derivi da “Castrum Britannorum”, un insediamento di pellegrini francesi della Britannia che si stabilirono lì intorno all’anno mille. Ad ogni modo, si narra anche una leggenda che vede protagonista Galla Placidia alla quale un contadino di Bertinoro offrì del vino in un calice umile facendole esclamare: “Non di così rozzo calice sei degno, o vino, ma di berti in oro!”

Infatti, la viticoltura è una delle colonne portanti dell’economia di Bertinoro resa particolarmente favorevole grazie alla presenza dello Spungone ricca di residui organici, che riesce a caratterizzare il profilo organolettico dei vini. Infatti, lo Spungone costringe le radici delle viti a penetrare in profondità aggrappandosi alle rocce del sottosuolo, regalando così ai vini caratteristiche di grande pregio.

Fra i vitigni coltivati in quest’area: Albana, Sangiovese, Pagadebit.

Rocche di Romagna: Bertinoro e l’Albana DOCG

Albana

Primo vino bianco in Italia ad aver ottenuto, nel 1987, la Docg. Probabilmente il suo nome deriva dal termine ‘Albus’ (bianco in latino), in quanto quell’uva chiara era considerata dai latini la migliore delle uve bianche. Grazie a dei produttori lungimiranti e molto capaci, questo vitigno ha assunto un’importanza notevole e offre al mercato prodotti di altissima qualità e piacevolezza, sia nella versione secco che in quella passito, fino all’ultima frontiera della macerazione in anfora.

Sangiovese

Questo vitigno versatile e celebre, ha dei famosi rappresentanti come il  Brunello di Montalcino o il Nobile di Montepulciano, qui viene commercializzato come Romagna Sangiovese Doc e nella versione ‘iserva, si chiama il “Bertinoro”, grazie alla “Menzione geografica aggiuntiva”. Estati miti e inverni freddi, una buona escursione termica permettono un’ottima maturazione di questo vitigno con dei risultati sorprendenti.  Il “Bertinoro” ha un carattere deciso, si presta bene all’invecchiamento mantenendo una buona acidità e tannini eleganti.

Rocche di Romagna: Bertinoro e l’Albana DOCG

Pagadebit

Il nome fa capire chiaramente che nel mondo contadino era considerato un salva-raccolto grazie alla sua rusticità e al raccolto abbondante. In ogni caso, il Pagadebit assicurava una buona vendemmia e quindi di “pagare i debiti”. Derivato dal Bombino Bianco, è un vitigno robusto con profumi erbacei e dal gusto deciso. Oggi viene vinificato in modo garbato e si riescono ad ottenere dei prodotti forse semplici ma non rudi come una volta.

Ogni anno ad ottobre a Bertinoro viene organizzata una manifestazione dedicata all’Albana. Tre giorni per festeggiare questo vitigno e farlo conoscere a tutti i visitatori. L’Albana Dei consente a tutti di assaggiare una selezione delle migliori bottiglie e di votare la preferita. Si degustano in piazza e si votano i tre preferiti per far eleggere al popolo “la migliore Albana dell’anno”.

La manifestazione si conclude con un Master tra sommelier per eleggere un Ambasciatore nel mondo del vino che avrà il compito di divulgare questo vitigno. Dopo una lunga selezione e delle dure prove durante le quali ogni candidato deve dimostrare la conoscenza dell’Albana, del territorio e dei suoi produttori, si arriva all’ultimo test tra quattro sommelier. In palio ben 3.500 euro divisi tra i finalisti. Quest’anno il vincitore della sesta edizione del Master Romagna Albana Docg è stato Luca Matarazzo di Salerno che e si è imposto sul romagnolo Marco Saiani premiato con il Premio Migliore comunicatore. Il terzo posto è stato assegnato a pari merito per la toscana Benedetta Costanzo e Giorgio Salmi da Ferrara.