Caffè Trucillo. Il caffè che parla italiano
Oltre 50 anni di storia del caffè. E' quello che accade da mezzo secolo a Salerno grazie alla famiglia Trucillo

I prodotti di qualità hanno spesso delle belle storie da raccontare. Dietro una materia prima trattata con cura, potrebbe esserci una storia di famiglia, ma anche di singole persone che hanno studiato, viaggiato, si sono meticolosamente preparate per rappresentare un marchio e con esso la filosofia che ne è alla base.

Facciamo questa breve, ma forse necessaria, introduzione perché stiamo per raccontarvi una di queste storie in cui la materia prima, il caffè nello specifico, si intreccia con una famiglia, i Trucillo e con un territorio, che è Salerno. Insomma, una storia di generazioni che in oltre 50 anni hanno creato un’azienda, l’hanno smantellata per poi riformarla. Fino ad arrivare ad oggi in cui, la terza generazione di giovani imprenditori preparatissimi e propositivi, porta avanti il progetto nato con il nonno negli anni ’50 e che ha portato il Caffè Trucillo in oltre 40 paesi del mondo.
“Tra me il caffè è stato amore a prima vista. Ho incontrato Matteo (Trucillo, ndr) quando avevo poco più di 20 anni. Lui aveva iniziato a lavorare nell’azienda di famiglia appena 18 enne, del resto in quegli anni funzionava così: il percorso professionale dei figli seguiva indiscutibilmente le orme dei genitori e quindi dei nonni”. A parlare è Fausta Colosimo, moglie di Matteo Trucillo figlio di Cesare, il nonno di cui sopra grazie al quale tutto ha avuto inizio. Fausta è una donna elegante, accogliente ed estremamente determinata che non si sottrae alle domande e racconta con trasporto la sua storia in Caffè Trucillo. “La mia vita professionale era destinata ad altro. Mi ero laureata in Lettere e Filosofia e avevo intrapreso la mia carriera nel mondo del canto. Ma poi appunto, l’incontro con Matteo e l’inizio della nostra grande storia d’amore hanno, felicemente scombinato i miei piani. Appena entrata in azienda, anche sotto consiglio e stimolo di mio marito – continua Fausta – ho deciso di creare quello che oggi è il progetto che più mi riempie di orgoglio: l’Accademia di Formazione del Caffè. Ed ho iniziato a fare quello che so fare meglio: studiare”. Parte per Fausta un lungo periodo di grande studio e formazione, non poco travagliato visto che in quegli anni il web non era quello che conosciamo oggi e gran parte del materiale si reperiva recandosi direttamente alla fonte. Comunque oggi l’Accademia di Alta Formazione del Caffè Trucillo è una realtà di riferimento per il settore e ha visto passare tra i suoi banchi ben oltre 10000 persone.

Insistiamo su questo concetto della preparazione, dello studio, del formarsi perché è l’elemento che contraddistingue la famiglia Trucillo tutta, a partire da Matteo e Fausta così come i loro figli Antonia, Andrea e Cesare. Tre ragazzi giovani – tutti meno che trentenni – arrivati nell’azienda di famiglia solo dopo essersi laureati e specializzati ognuno secondo le proprie attitudini. “Né io, né mio marito abbiamo imposto ai nostri figli di entrare in azienda. Li abbiamo lasciati liberi di fare ciò che volevano, ma sulla formazione però siamo stati intransigenti. Volevamo che si laureassero, che si specializzassero seguendo ognuno i propri interessi e predisposizioni”. E così fu.
Andrea, si occupa dell’area amministrativa quindi i conti che sappiamo essere la parte più delicata nell’equilibrio societario. Cesare “il piccolo” come ama definirlo Fausta, è nell’area commerciale. E poi c’è Antonia Trucillo, vulcanica, solare, intraprendente e inarrestabile. Lei ha deciso di andare a scoprire cosa accade nelle piantagioni di caffè per scoprire e conoscere da vicino questa materia prima.

Antonia, poco più che ventenne è partita alla volta del suo primo viaggio sulla rotta del caffè e ne è tornata profondamente cambiata, maturata e certamente più consapevole di come questo prodotto debba riappropriarsi di maggior valore per poter garantire dignità a chi ne raccoglie il frutto dalla pianta a migliaia di chilometri da noi. Concetto caro anche a Fausta che nella lunga chiacchierata più volte è tornata, legittimamente e con cognizione di casa, su come il costo del caffè al cliente non possa scendere sotto una certa cifra proprio per dare valore al lavoro duro e faticoso, che tutti i giorni i farmers svolgono in piantagione. Ma tornando ad Antonia ci racconta che “Il primo viaggio l’ho fatto a 21 anni in Honduras. Dovevo restare due settimane, alla fine tornai dopo due mesi. – racconta Antonia – Non riuscivo a staccarmi da quella gente, da quelle terre.” In tutto fino ad oggi ha visitato otto paesi che presto diventeranno dieci, perché all’inizio di novembre partirà alla volta di Uganda e Tanzania.

Ci soffermiamo volutamente su Antonia Trucillo perché in pochi anni è diventata l’immagine dell’azienda, un traguardo importante insieme al titolo di Q Grader ottenuto a 26 anni, che è la massima certificazione assegnata a chi è in possesso delle competenze necessarie per valutare e classificare il caffè. È con lei che abbiamo visitato l’interno stabilimento che da fuori si presenta lineare ed elegante, un edificio bianco con vetro e metallo. Appena si entra, sulla destra si trovano divani di design e aree disimpegno, uno spazio comune a disposizione di tutti. Sulla sinistra spicca il bancone bar a forma di T che rapisce l’attenzione per un aspetto che subito Antonia chiarisce “Vedete la particolarità di questo bancone? Non è rialzato. Non c’è quella pedana presente in molti bar in cui il barista è ad un piano superiore rispetto al cliente. Abbiamo deciso di stravolgere questa “architettura” perché a noi piace che chi si accomoda per un caffè abbia lo stesso campo visivo di chi glielo sta preparando. Certo, può capitare che, non avendo quel rialzo che fa anche un po’ da “backstage”, magari ci sia una tazza fuori posto o che 2/3 stanzino da qualche parte in attesa di essere lavate. Ma sono piccole sbavature a cui abbiamo deciso di affrancarci perché quello che conta per noi è il risultato finale”. Anche questo spazio è a disposizione del personale e delle loro pause, oltre che degli ospiti esterni. Caffè Trucillo tra produzione, uffici e rappresentati garantisce occupazione per circa 50 persone; in sede si respira quell’atmosfera tipica delle aziende sane. Il clima è di quelli avvolgenti in cui pur lavorando con dedizione si capisce che tutti i coinvolti non si sentono dei numeri di matricola che contribuiscono ad un fatturato, quanto piuttosto degli anelli importanti di un unico grande progetto.

Con Antonia arriviamo al reparto produzione. Qui il caffè arriva ancora verde, prima di essere tostato viene analizzato nell’ufficio qualità “Ho voluto profondamente questo settore perché saltando il controllo si rischia di vanificare il lavoro che i farmers fanno in piantagione, e anche il mio che quando mi reco nei vari territori in cui acquistiamo la materia prima, faccio una selezione all’origine partendo dalla zona per arrivare al frutto, che qua deve necessariamente incontrare i parametri e gli standard del nostro controllo qualità”. Superata questa fase, i chicchi di caffè sono pronti per essere tostati, ovviamente ogni tipologia ha una tostatura corrispondente che si differenzia per gradi e tempo. Lo stabilimento produttivo è all’avanguardia in fatto di macchinari ma resta fondamentale il supporto dei vari addetti che controllano le fasi del processo attraverso monitor e computer.

“Investiamo molto nell’acquisto di macchinari di ultima generazione. Come questa macchina imbustatrice – spiega Antonia Trucillo – Ogni singolo pacco passa attraverso una sorta di metal detector che, grazie alla presenza dei raggi infrarossi, riesce ad intercettare piccole imperfezioni del chicco, ma anche corpi estranei che magari sono sfuggiti alla prima selezione.” Le varie confezioni vengono poi inscatolate, sistemate nei bancali e quindi ricomincia il viaggio del caffè, che da frutto è diventato Caffè Trucillo ed è pronto per raggiungere 40 paesi nel mondo. Mentre ci avviamo verso l’uscita dell’area produzione, attraversiamo corridoi fatti da scaffalature altissime, in ognuna sono sistemati i bancali destinati al Canada, Egitto, Stati Uniti d’America… Mentre li attraversiamo, è inevitabile il colpo d’occhio sulla sterminata quantità di prodotto pronto per essere spedito, probabilmente Antonia carpisce la curiosità e… “Sì, questo spazio sta velocemente diventando troppo piccolo. Stiamo adoperandoci per trovarne un altro, molto più grande che destineremo solo ed esclusivamente a magazzino”. E allora buon lavoro ad Antonia e a tutta la sua famiglia, indiscussi protagonisti di quel made in Italy che vale sempre la pena raccontare.
Cesare Trucillo S.P.A.
Via Cappello Vecchio 4,
Zona industriale
84131 Salerno
www.trucillo.it