Santa Lucia. 200 anni di “vini artigiani” made in Murgia

Una storia di famiglia che incontra vicende legate alla terra pugliese, in tutte le sue sfaccettature

Duecento anni di storia racchiusi in bottiglie pluripremiate: è questo il traguardo raggiunto dall’Azienda Agricola Santa Lucia, un’impresa familiare oggi certificata biologica, che vanta continuità produttiva dal 1822. Nell’anno del suo bicentenario, Roberto Perrone Capano e il suo team ripercorrono la lunga strada percorsa, disegnando anche la nuova traiettoria dell’azienda di famiglia. Il futuro? È scritto nel Nero di Troia.

La cantina Santa Lucia produce esclusivamente dai propri vigneti autoctoni, estesi per 14 ettari ad ovest di Corato, fra le colline della Murge nord barese, a 250 metri slm. Il vitigno principe è il Nero di Troia, a cui si affiancano il Bombino Nero e il Fiano. A queste produzioni, si aggiungono alcune migliaia di bottiglie di olio extra vergine d’oliva da monocultivar Coratina, le cui piante fungono da cinta frangivento al vigneto. Dal 2016 l’azienda agricola può fregiarsi della certificazione di agricoltura biologica.

A guidare le attività enoiche ci sono l’agronomo Alfredo Tocchini, l’enologa Emilia Tartaglione e il cantiniere Antonio Zitoli, ultima generazione di una famiglia legata a doppio filo da molti decenni con il destino della tenuta Perrone Capano. La cantina Santa Lucia è fatta di storie secolari, in cui i rapporti personali contano tanto quanto il vino.

Vini Santa Lucia 200 anni
Roberto Perrone Capano

Un progetto di vita per “vini artigiani”

Roberto Perrone Capano ha preso parte a tutte le vendemmie vissute dall’azienda, che appartiene alla sua famiglia da due secoli. Sin da bambino ha fatto sue le atmosfere e la gioia di questo evento, vissuto in compagnia della famiglia. Oggi quella passione è il combustibile che lo muove verso la creazione di un prodotto eccellente, che solo un piccolo artigiano può fare. «Pensare e piantare un vigneto è un progetto di vita – spiega Roberto Perrone Capano, proprietario dell’Azienda Agricola Santa Lucia – Il ritorno lento dell’agricoltura chiede di fare una scelta e di seguirla per un arco temporale lungo almeno 20 anni. In questo lasso di tempo l’azienda, sempre alla ricerca dell’eccellenza enoica, ha affrontato cambi di mentalità grazie anche a contributi professionali importanti come quello di Paolo Caciorgna, che ha supervisionato la produzione dal 2001 al 2016».

Questa partnership importante ha portato in azienda l’agronomo Alfredo Tocchini, che prima di tutto ha rivoluzionato il metodo di allevamento, portandolo dal tendone alla spalliera alta con guyot singolo ad alta densità. Inoltre, Tocchini ha dato la giusta considerazione alla fertilità microbiologica del suolo, lavorando con inerbimenti, concimazioni e sovesci. «Il rispetto dell’ambiente in cui lavoriamo è l’aspetto primario del nostro lavoro», spiega l’agronomo Tocchini.

Il risultato è la produzione di “vini artigiani”, che iniziano dalla selezione massale di cloni autoctoni, rigorosa gestione del verde, densità media di 5.500 piante per ettaro, basse rese per ceppo, raccolta a mano, agricoltura biologica e una cantina storica in cui sono accolte le più moderne tecniche di vinificazione. Il tutto rende questi vini fedeli ambasciatori del loro territorio, della lunga storia di una famiglia innamorata del territorio e del valore tecnico di chi oggi fa grande l’azienda.

Vini Santa Lucia 200 anni
Vigneto Castigliola

Il ponderato utilizzo del legno in fase di affinamento per i vini rossi e l’esclusivo utilizzo del “mosto fiore” per la vinificazione in bianco, permettono di custodire il lato migliore dell’approccio artigiano, dando origine a quattro vini riconoscibili: Il Melograno (Castel del Monte D.o.c. Rosso, Nero di Troia in purezza), la Riserva Le More (Castel del Monte D.o.c.g. Rosso, Nero di Troia in purezza) ed il Fior di Ribes (Castel del Monte D.o.c.g. Rosato, Bombino Nero), La Gazza Ladra (Puglia  I.g.p. Bianco, Fiano).

«Sin dal mio arrivo in azienda – racconta l’enologa Emilia Tartaglione – ho respirato un clima di fiducia, ripagato dal successo delle scelte fatte in vigna e in cantina. L’intero ciclo di produzione segue un percorso semplice, il cui obiettivo principale è la creazione di vini con una forte identità varietale strettamente legata alla singolarità dei suoli, del microclima e dell’annata di produzione. Per la produzione dei rossi facciamo macerazioni brevi, che ci aiutano a conservare l’importante aroma fruttato del Nero di Troia, permettendoci anche di avere tannini eleganti, capaci di dare nel tempo un prodotto di piacevole beva. Segue l’affinamento in botte grande e, solo per la riserva, quello in barrique di primo passaggio».

«Nella vinificazione in bianco l’obiettivo principale è quello di arricchire il mosto di precursori d’aroma – continua Tartaglione – per cui tutte le operazioni avvengono a temperatura controllata e il vino viene conservato a contatto con le sue “fecce fini” fino all’imbottigliamento, sia per il Fiano che per il Bombino Nero, utilizzato quest’ultimo, insieme ad una minima percentuale di Nero di Troia, per la produzione del “Castel del Monte D.o.c.g. Bombino Nero Rosato”, uno dei pochissimi rosati in Italia a cui è stata riconosciuta la D.o.c.g. Utilizziamo sempre il mosto fiore, anche per il bianco e il rosato, uno dei pochissimi a essere protetto dal disciplinare Castel del Monte D.o.c.g.. Il confronto con i clienti nel punto vendita e durante le degustazioni ha persuaso tutti i componenti del team della bontà di questa strategia».

Vini Santa Lucia 200 anni
Muretti a secco

Muretti a secco nati da una buona azione

Costruire un vino è un lavoro artigianale, pari a quello necessario per tirare su i bellissimi muretti a secco che impreziosiscono le campagne pugliesi. Non è un’arte che si improvvisa. Ci vuole sapienza, tecnica e sensibilità verso il paesaggio perché queste opere umane vanno a contornare colline, monti e valli. Nel 2018 il Comitato per la salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale ha iscritto l’arte dei muretti a secco nella Lista del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Unesco. Anche l’Azienda Agricola Santa Lucia può vantare diversi metri di muretti a secco, legati a una storia che parla di generosità, la stessa che l’agro di Corato riserva alle vigne di Nero di Troia. Giuseppe Perrone Capano, bisnonno degli odierni proprietari e conduttori, era un consigliere di Cassazione molto stimato nel foro napoletano, grazie al suo carattere e alla rettitudine giuridica. Fu pretore di Andria e Giudice Istruttore a Lucera. Durante questo ultimo incarico, scoprì uno dei più clamorosi errori giudiziari del suo tempo, passando alla storia come l’artefice di una delle rarissime revisioni registrate dalla cronaca giudiziaria dell’epoca borbonica. In occasione del furto nel palazzo del defunto Marchese Saggese di Foggia, due uomini di umili origini erano stati condannati a molti anni di reclusione. Uno era una guardia di Polizia di Stato, mentre l’altro era un operaio custode dell’attivo ereditario. La buona fede dei condannati convinse Giuseppe ad andare a fondo con le indagini, per scoprire la verità, affrontando anche l’ostilità dell’arma inquirente dei Carabinieri e lo scetticismo dei superiori. Dimostrata l’insussistenza delle prove e gli autori del furto, i primi condannati, liberati, chiesero a Giuseppe di poter esaudire un suo desiderio come ringraziamento. Giuseppe chiese cosa sapessero fare. Uno era un muratore e l’altro una guardia. Così Giuseppe disse: «Contorna la mia cantina con un muretto in pietre a secco», e all’altro «tieni questa medaglietta di San Giuseppe in mio ricordo».

La guardia fu reintegrata in servizio grazie proprio a quel riconoscimento. I muretti in pietra a secco sono ancora lì, a contorno della cantina Santa Lucia, nell’agro di Corato, anticamera del Parco Nazionale dell’Alta Murgia, a ricordare quanto la generosità e la giustizia possano cambiare il corso delle storie umane.

Azienda Agricola Santa Lucia
s.c. San Vittore I – c.p. 165
70033 Corato – Bari
Tel 080.8721168
www.vinisantalucia.com