Villa Santo Stefano

Dal rombo dei motori alla pace della vigna. La nuova vita di Wolfgang Reitzel nel verde della natura tra Lucchesia e Maremma

Una vita passata tra i motori, errando per il globo, ma sullo sfondo la liaison con il Belpaese è stata sempre presente, con radici ben più sedimentate che in quel 2001, anno in cui tutto ebbe, formalmente, inizio. Wolfgang Reitzle nacque in Germania alla fine degli anni Quaranta ma, fin dall’infanzia, trascorse le proprie estati in Italia, coltivando un affetto per la Penisola che, negli anni, crescerà rigoglioso. Dopo la laurea in ingegneria meccanica e successivo dottorato di ricerca, Reitzle entra a far parte della famiglia Bmw, inaugurando un sodalizio con il mondo automotive che, negli anni, lo porterà a ricoprire prestigiosi incarichi in vari brand di punta. Eppure, latente ma inesorabile, il legame con il Tricolore non cessava di pulsare, fino al 2001, anno in cui Reitzle e Nina Ruge – altro profilo superlativo: background in biologia e, al contempo, in lingua e letteratura tedesca; insegna per anni tedesco e biologia al liceo prima di abbracciare il mondo televisivo, di cui ha vissuto numerose sfumature (assistente alla regia, editrice televisiva, autrice cinematografica e, infine, presentatrice e conduttrice di notiziari e programmi tv, con un propensione verso il dibattito politico) – acquistano, in Lucchesia, Villa Bertolli, assieme ad alcuni oliveti e a un vigneto di circa un ettaro. Con la cessione del marchio Bertolli a Unilever, la coppia ribatezza la proprietà “Villa Santo Stefano”, in omaggio all’omonima pieve, risalente al nono secolo, locata nelle vicinanze della tenuta. Il progetto Villa Santo Stefano, in origine, era “semplice”: allestire una dimora per le vacanze sfruttando una posizione unica sulle colline ed una vista mozzafiato sulla valle e, nella proiezione dell’orizzonte, sul mare. Poi accade che l’idea si scontrò con una realtà diversa, nella sfumatura virtuosa del concetto: Wolfgang e Nina assaggiano la prima produzione di olio extravergine e il vino del loro piccolo vigneto e, nel consumarsi di un istante, la percezione del tutto cambia: la coppia decide di “ricominciare da qui”, dedicandosi con impegno all’attività vinicola e olearia.

Villa Santo Stefano
Il team di Villa Santo Stefano


Dal 2022, Villa Santo Stefano conta su diciotto ettari di vigneto, suddivisi tra Lucchesia e Maremma, accanto a cinque ettari di oliveto, producendo circa sessantamila bottiglie di vino e millecinquecento litri di extravergine. Accanto alla nuova declinazione oleo-vitivinicola, Villa Santo Stefano continua a cullare l’essenza di hospitality per cui fu concepita, offrendo una esperienza intima ed esclusiva: una guesthouse di otto camere all’interno della tenuta, immersa nel verde e a pochi passi da vigneti ed oliveti, accanto a una proposta enoturistica immaginata sia per il mondo business che per i visitatori e i clienti della cantina, offrendo la possibilità di unire la visita in azienda a qualche giorno di scoperta del territorio.

Villa Santo Stefano

I Vini

Nella scelta dei nomi, evocativi, e delle etichette dei vini, risplende l’amore della proprietà per il territorio, che ha dato vita al progetto di Wolfgang Reitzle e Nina Ruge. La linea dei vini aziendali si pone come strumento di lettura di terre ricche di biodiversità. Nelle righe che seguono, vi raccontiamo i vini che abbiamo potuto assaggiare, assieme alle nostre note di degustazione, raccolte in un momento dedicato alla stampa al ristorante Al Ceppo (Roma, zona Parioli).

LUNA 2021
Toscana Rosato Igt
Uve: sangiovese 50%, merlot 50%
Luna arricchisce l’offerta di vini aziendali a partire dal 2018 e deve il suo nome alla volontà d’incarnare una suggestione: alla sera quando la luna si alza sopra Villa Santo Stefano, per rivolgersi alla vallata, il suo colore è uguale a quello di questo vino. Nelle parole dell’azienda, questo è un momento magico, perfetto per l’aperitivo mentre la terra si riposa. Il vino Luna celebra questa alchimia di colore e serenità.
All’olfatto splende la mineralità, giocata su stilettate di iodio, che si fonde con un blend di erbe aromatiche e “frammenti” dolci, abbracciando note di pesca, tocchi di viola e incipit di lavanda. Denso e tattile al sorso, mostra una beva piacevole e incoraggiante. Anche al palato la sapidità marca l’atmosfera, sostenuta da una freschezza in bella vista. Interessante la persistenza, che proietta la scia sapida nello spazio, tinteggiando copiose pennellate di melagrana.

GIOIA 2021
Toscana Bianco Igt
Uve: vermentino
In questo nome c’è l’essenza della filosofia di Villa Santo Stefano: lo spirito positivo di chi insegue un sogno e lo realizza. Per i proprietari questo luogo è un paradiso e poter produrre qui olio e vino è Gioia profonda. Tra le note di vinificazione, da sottolineare la leggera macerazione di qualche ora cui vengono sottoposte le uve, prima di essere vinificate in bianco in vasche d’acciaio.
Elegante ed essenziale, profonde mineralità, morsi di pesca gialla e i primi accenni di frutta tropicale, senza celare soffusioni balsamiche e una raffinata vegetalità. Sorso pieno e proiettato, teso nella freschezza e nella sapidità, che qui sfiora il saporito, senza valicarne il confine. In piacevole equilibrio, offre al palato stimoli perpetui, tracciando una buona lunghezza a tinte di frutto della passione.

SERENO 2020
Colline Lucchesi Rosso Doc
Uve: Sangiovese 85%, ciliegiolo, colorino e canaiolo 15%
Sereno nasce nel 2015 per ampliare la produzione con un vino dal carattere locale. È un Doc Colline Lucchesi, che abbraccia un blend varietale autoctono, con prevalenza assoluta di sangiovese. Dopo la fermentazione in acciaio, il vino riposa dodici mesi in botti di rovere francese da duemila litri. L’immagine visiva delle etichette è la rappresentazione di due ali (scelta che è condivisa per tutte le referenze, ad eccezione di Loto). L’ispirazione nasce da alcune sculture alate presenti sia nella barricaia che nel parco dell’azienda, le cui ali sono impresse nelle etichette dei vini.
La timidezza non è di casa in un naso che solfeggia ciliegia e marasca, accompagnate da tocchi di alloro e dall’abbraccio tra mora e prugna. Spuntano, poi, soffi di rovo, nuance di violetta, pepe e raffinati principi di cenere. Vivace l’approccio del sorso, che vibra su una freschezza tesa e prolungata. Il tannino, mai invadente, è una piacevole carezza al palato. Nel sottofondo anche qui trova spazio la sapidità, che s’affaccia a decise intermittenze. Piacevole al retrolfatto il suggestivo richiamo di percoche al vino.

VOLO 2020
Toscana Rosso Igt
Uve: petit verdot 40%, cabernet cauvignon 40%, alicante 20%
È l’ultimo nato della casa, in produzione nel 2019. Le uve provengono dalle vigne più giovani dell’azienda, locate ad Arsina (Lucca). Le tre varietà sono vinificate separatamente in acciaio e, a fermentazione conclusa, si procede al blend in di vasche di cemento, dove il vino giace dieci mesi prima dell’imbottigliamento. Volo, uscito in piena pandemia a luglio 2020, incarna un messaggio di speranza: “voliamo insieme”. In un momento impegnativo come quello post pandemico, l’invito è a ricominciare a volare e a sognare.
Mirtillo, anche in crema, e tocchi di ribes nero anticipano note di gommosa alla liquirizia e soffi d’anice stellato. Nel sottofondo note di foglia bagnata, principi fungini, menta verde e rosa appassita. Al sorso cresce di carisma, conservando regalità. Equilibrio e delicatezza nello scorrere al palato, con un piglio fresco, sapido e di “cordiale calore”. Ricordi di arancia rossa e liquirizia a tratteggiare il retrolfatto.

LOTO 2019
Toscana Rosso Igt
Uve: cabernet sauvignon 50%, merlot 40% e petit verdot 10%
È il primo vino prodotto dall’azienda, a partire dal 2006, quando tutti urlavamo “campioni del Mondo”. Per ogni pianta viene valorizzato un massimo di quattro grappoli, a tutela della massima resa qualitativa. La “ricetta” di questo vino non è rigida: a seconda dell’annata e della tipologia di uva, la sosta in barrique francesi può durare dai dodici ai diciotto mesi, eseguita in barricaia a temperatura e umidità controllate. Successivamente, il vino riposa per sei mesi in grandi vasche di cemento. Al termine del processo, viene effettuato il taglio e il successivo imbottigliamento, prevedendo un’ulteriore affinamento di sei mesi prima della distribuzione. Il nome è un chiaro riferimento al fiore di loto e la scelta è ispirata dalle ninfee cresciute in un laghetto della proprietà, i cui fiori, che si schiudevano al sorgere del sole e si richiudevano con il calare della luce, somigliavano a gigantesche opere d’arte dal colore rosa intenso, al cui centro troneggiava un pistillo giallo acceso.
Bell’impatto al naso, da subito in profondità: inchiostro e prugna, a tratti disidratata, incenso e ricordi di camino spento. Vene vanigliate e tocchi di peonia ne rinvigoriscono il profilo, seguite da note di carruba, sandalo e arancia rossa. Al palato si mostra pieno e succulento nella sua rinnovata profondità. Al principio coccola su note di liquirizia morbida e, a tratti, dolce, tracciando una sapidità decisa e prolungata. Buono il corpo per un equilibrio netto e bilanciato, con ottima persistenza. Nella progressione, deciso anche l’affaccio della freschezza, che allunga il dialogo con il palato. Piacevoli ricordi di confettura di prugne e tocchi di salgemma.