Zorzettig Myò, passione di una donna del vino

Zorzettig Myò, carattere e passione di una donna del vino
Era il 6 aprile 2011 quando ci trovammo in uno dei templi della cucina del nostro paese, in quel di Isola Rizza da Giancarlo Perbellini, per conoscere Annalisa Zorzettig e i suoi nuovi nati, i vini della linea Myò. Forse eravamo anche un po’ scettici perché le terre friulane hanno già raccontato moltissimo, più di tante altre zone italiane, e la novità vera era qualcosa di non prevedibile. Con grande grazia e semplicità ci furono presentate in anteprima, come campioni di vasca, alcune etichette col nuovo marchio e durante la cena, senza fatica, ci accorgemmo che non si trattava di un’operazione di maquillage anche se eravamo veramente all’inizio. “Myò – Vigneti di Spessa” recitavano e recitano le etichette, con il nome Zorzettig riportato solo in retroetichetta: era il lancio di un nuovo brand e di un concetto viticolo che da molti anni i Zorzettig perseguivano.
“L’idea di selezione – ci spiega oggi Annalisa Zorzettig, proprietaria dell’azienda – da oltre vent’anni fa parte del nostro vocabolario familiare, nel 2007 decidemmo solo d’incrementare la ricerca in vigna per identificare altre zone più vocate e in quel periodo è cominciata la collaborazione con Fabio Coser, l’enologo che ci segue. Il lavoro in campagna ci portò subito a identificare alcune vigne le cui uve venivano vinificate separatamente ma senza fare ancora imbottigliamenti individuali, ovvero utilizzandole negli assemblaggi che andavano alla linea classica. Nel 2009 decidemmo di creare la linea delle selezioni utilizzando le partite isolate e presentammo in anteprima al Vinitaly 2011 i bianchi del 2010 e i rossi del 2008 e 2009”. Sono i vini che raccontiamo oggi, in vendita da fine 2011, mentre le nuove annate stanno per andare in bottiglia e saranno commercializzate a partire dal prossimo autunno. Ovviamente, dove possibile, troverete anche delle anteprime dei bianchi 2011. “Quando è nato il progetto pensavamo di focalizzare sui vitigni autoctoni ovvero refosco, schioppetino, pignolo, friulano, ribolla gialla, picolit e malvasia ma poi assaggiando il Sauvignon 2010 (grande annata in Friuli, ndr) ci piacque e allora modificammo il concetto allargandolo a tutti i vini che per ogni annata avessero dei caratteri distintivi”.
La linea Myò
Infatti col millesimo 2010 la linea Myò accoglie anche il Pinot grigio e il Pinot bianco proprio perché all’assaggio dei vini dalle masse selezionate, Annalisa con il fratello più giovane Alessandro, l’enologo Coser e tutti i tecnici, avevano riscontrato prodotti veramente importanti. “Il punto è che la selezione Myò – riprende Annalisa Zorzettig – è un concetto che di anno in anno ci fa proporre solo il meglio. Quest’anno per esempio con il 2011 non ci sarà Pinot grigio ma la Malvasia. Insomma, una selezione della selezione e di anno in anno in Myò va solo il meglio”. Arriviamo al nome di questo marchio molto forte e non poteva essere centrato meglio, in grado come è di sintetizzare tutta la filosofia produttiva. Mio in italiano, my in inglese, sì Myò significa proprio questo, ma con una profondità che occorre spiegare.
Sembra semplice averlo pensato, “ma la nascita del nome è stato come un parto – afferma Annalisa -, nove mesi per capire e poi la scelta avviene in poche ore. Dovevamo dare un nome ed erano di moda, così mi dicevano gli esperti, nomi femminili e brevi e io invece preferivo nomi maschili. Ne sono venuti fuori tantissimi ma non mi piaceva nulla. Parlai col monsignore di Cividale per cercare, scoprire, e abbiamo cercato nella storia, nei nomi latini, trovammo dei toponimi come Guarda Fuoco, Torre degli Angeli, ma non scattava la scintilla. Mi suggerirono di cercare nei vecchi scritti in friulano e venne fuori la prima ballata in friulano scritta da un anonimo, che venne registrata nel nostro comune di Cividale. Capite che questo fu già un punto a favore di questo testo, per me Cividale è casa, è la mia capitale, il luogo per me più importante. Dalle prime ricerche trovammo che la ballata fu registrata con atto del 15 aprile 1380 che è anche il compleanno di mia madre e questo sollecitò con energia ancora superiore la mia scelta – in effetti poi riscontrammo che la data era il 14 aprile”. Una ballata molto importante perché dà il via alla letteratura friulana e perché scritta da un anonimo. Probabilmente questo la rende molto vicina alla realtà di quegli anni in cui la gioia di un raccolto, vista con gli occhi di oggi, può sembrare sproporzionata: infatti la storia è legata a un anno di raccolto, evento che non si riusciva a ripetere in tutte le stagioni perché si era non solo nelle mani della natura ma anche di guerre e razzie.
“Un uomo innamorato – racconta Annalisa con partecipazione – dedica il suo raccolto alla sua innamorata con una passione e un amore non comune. Ho letto e riletto la ballata e la frase che c’è sulla brochure “Piruc myò doç inculurit quant yò chi viot, dut soti ardit” mi colpì per la sua semplice intensità che simboleggia oggi per me la famiglia e gli affetti, con un richiamo fortissimo alla terra friulana; e poi myò è mio, ma diventa automaticamente tuo di chi tiene la bottiglia in mano”. La traduzione è abbastanza intuitiva ma necessaria: “mia pera tutta colorita, quando io ti vedo sono tutto ardito”, frase con un evidente sfondo passionale che accomuna l’amore per la natura quando è generosa e quello nei confronti della donna. “Myò è ladino – riprende Annalisa – e diventa quasi internazionale per come è scritto. Ho aggiunto ’Vigneti di Spessa‘ nel marchio per dargli una collocazione, anche se le vigne non sono tutte a Spessa”. Guardando le etichette, decisamente pulite e accattivanti, colpisce il leit motiv, ovvero un bicchiere rovesciato sotto cui c’è un animale: “Ne parlai col grafico, spiegando il senso della ballata, del rispetto per la natura e per l’amata, di quell’attenzione particolare che l’uomo esprimeva per le due cose più importanti e lui pensò a una forma di protezione della natura, degli animali tipici friulani utilizzando un bicchiere rovesciato. La prima fu la farfalla e la sposammo con la Ribolla. Poi ci divertimmo a legare i vari disegni con i vini, scartandone alcuni”.
Zorzettig
Colli Orientali del Friuli, Spessa frazione di Cividale, a sud di questo importante municipium fondato dai Romani. Il fascino rurale delle colline che corrono sul confine orientale italiano irretisce il visitatore. Sono angoli di rara bellezza del nostro Paese che fanno anche vibrare le corde della passione a ogni cultore di vino, qui nascono molte gemme dell’enologia nazionale. Non ci sono grandi segreti, è quella commistione di condizioni climatiche e pedologiche al servizio delle tradizioni, controllate da uomini e donne altamente vocati alla vitivinicoltura. Quest’aspetto non è un carattere sviluppato negli ultimi anni, come fortunatamente è capitato in moltissime zone d’Italia, ma affonda le sue radici negli ultimi cinquant’anni di storia, quando in pieno sviluppo industriale alcuni viticoltori hanno preferito rimanere alla terra, investendo nel suo futuro. “Mio nonno ha sempre fatto vino – racconta Annalisa Zorzettig -, aveva terreni e lavorava anche quelli dell’ospedale di Cividale a cui la gente lasciava terre in eredità”.
Tanti piccoli appezzamenti che insieme costituivano un patrimonio da coltivare e che la famiglia Zorzettig si trovò a gestire per anni fino a quando l’ospedale decise di vendere. Fu naturale per i Zorzettig comprare quelle campagne, praticamente senza concorrenza perché tutti i vignaioli di zona erano coloni della famiglia Rubini, realtà storica del Friuli e di Cividale, che ha avuto meriti indiscutibili nello sviluppo della viticoltura regionale e non solo, e pertanto non erano alla ricerca di terre da coltivare. “L’azienda continuò a crescere lentamente – riprende Annalisa – e fu gestita dai tre fratelli Zorzettig (tra cui Giuseppe, padre di Annalisa, ndr) fino al 1984-85 quando decisero di separarsi visto che la famiglia continuava a crescere numericamente, contando allora ventuno persone”. Nel periodo in cui i fratelli Zorzettig sviluppavano il loro lavoro e le loro famiglie tutti insieme, l’azienda riuscì ad ampliarsi in termini di vigneti ma anche dal punto di vista degli immobili che spesso si trovavano al centro dei campi più ampi. Uno di questi è la casa che oggi è posta all’interno della sede aziendale; un luogo magico, acquistato nel 1974, che respira secoli di storia rurale, arredato con oggetti antichi e foto d’epoca che raccontano la vita contadina di queste terre. È qui che stiamo intervistando Annalisa e l’atmosfera spinge a viaggi nostalgici nel passato, a inizio secolo scorso, in periodi che raccontati oggi sembrano appartenere a un’epoca felice ma che in realtà consentiva una vita molto più difficile di quella attuale.
“Nel 1986 – riprende Annalisa Zorzettig – venimmo a vivere in questo casale e subito capitò l’occasione di acquistare una piccola azienda da aggiungere al nostro capitale viticolo. All’epoca, a parte le vigne di Rubini, la zona era sconosciuta ed era ancora molto ricca di boschi e le strade erano sterrate”. La nuova azienda fu quella che chiamarono Il Roncal e fu intestata a Roberto, fratello maggiore di Annalisa. “Con quel marchio proponevamo le nostre selezioni, ma nel 2006 purtroppo Roberto venne a mancare dopo una lunga malattia e poi quella realtà fu gestita totalmente da mia cognata”. Attorno al marchio Il Roncal la famiglia di Giuseppe Zorzettig aveva costruito un grande progetto di selezione di un patrimonio di vigne che era nato con trenta ettari (al momento in cui i fratelli Zorzettig si separarono nel 1985) e che, acquisizione dopo acquisizione, oggi ne conta centodieci. Quel desiderio di dare voce alle vigne più vecchie, le più “intonate”, a quelle che potessero sviluppare caratteri distintivi più forti è sempre stato nelle corde dei Zorzettig e Annalisa non ha fatto fatica quando ha deciso che finalmente queste vigne dovessero essere messe in bella mostra ogni anno. Era il 2008, il progetto Myò, ancora senza nome era stato lanciato.
LA DEGUSTAZIONE
Un assaggio molto interessante che risponde a una filosofia rispettosa dell’insieme uve e territorio. I bianchi sono vini che non vedono legno, frutto di rese produttive basse, in molto casi di vigne di oltre venticinque-trenta anni, accomunati da un’attenzione meticolosa nella difesa contro le ossidazioni del mosto e dalla ricerca dell’esaltazione dell’eredità delle uve tramite una macerazione prefermentativa sulle bucce a 10 °C. Finita la fermentazione i vini restano sulle fecce nobili fino alla primavera successiva, effettuando bâtonnage settimanali. I vini rossi, al di là delle specificità in fermentazione, godono di un lungo affinamento in barrique di cui metà nuove e metà di secondo passaggio. Assaggiati oggi a oltre un anno dall’anteprima, sono vini di grande carattere: i bianchi si manifestano in una veste decisamente compiuta e con grande potenziale evolutivo, tutto da scoprire, mentre i rossi sono vini importanti che inizieranno a dare il meglio da fine 2012. Una notazione non da poco per tutte le etichette, il rapporto qualità-prezzo veramente notevole, testimone di uno sforzo aziendale per una proposta di fascia alta ma attenta al periodo. Dei vini della nuova annata di cui erano disponibili campioni di vasca, trovate delle impressioni dell’assaggio che confermano la filosofia di ricerca di espressività e carattere.
RIBOLLA GIALLA 2010 COLLI ORIENTALI DEL FRIULI DOC
13% VOL – € 12,50
Frutto di una spremitura di uva intera non diraspata e di una decantazione di una notte a freddo del mosto prima della fermentazione, il vino si presenta di un colore paglierino chiaro con riflessi platino. Al naso è dolce, coinvolgente ed elegante nel bel mix di fiori bianchi, macchia e note balsamiche e montane, fusi a melissa, fiori d’acacia e di limone, camomilla, agrumati di limone e arancia, pesca bianca, melone bianco e confetto. In bocca il vino è fresco e salino, dotato di buon equilibrio e struttura, di bella beva e dote finale minerale che in progressione si fonde con i ricordi agrumati e minerali. Buona la persistenza.
2011 (CAMPIONE DI VASCA)
Ha naso vivacissimo, con spiccata e articolata vena vegetale, sentori agrumati in primo piano e note verdi sottili ed eleganti. In bocca è di buona tessitura ed acidità vibrante.
PINOT BIANCO 2010 COLLI ORIENTALI DEL FRIULI DOC
13% vol – € 12,50
Gode del più vecchio vigneto aziendale impiantato negli anni Cinquanta e si presenta giallo paglierino luminoso. Ha naso fresco di fiori bianchi croccanti che declinano magnolia e biancospino, fusi con melissa, salvia, mandorla fresca, con un alea minerale elegante. Il frutto è dolce e vivace e ricorda mela, kumquat, cedro, pesca, ananas, banana, sfumati da soffi di erbe di macchia montana. Bocca di grande freschezza, integrata da una tessitura morbida e aristocratica per un insieme molto bilanciato e dinamico che riesce a sviluppare il quadro aromatico del naso di bella lunghezza.
2011 (CAMPIONE DI VASCA)
Raccoglie l’eredità del millesimo precedente in termini di eleganza in una veste evidentemente meno golosa (è giovanissimo) ma più sfacciata nelle componenti vegetali e fruttate. Croccantissima la bocca, ma già dotata di bella vena morbida.
MALVASIA 2011 (CAMPIONE DI VASCA) COLLI ORIENTALI DEL FRIULI DOC
Di colore paglierino chiaro cristallino, accoglie subito con decise note floreali di biancospino e mughetto poco maturo fuse con toni vegetali eleganti di macchia montana con le sue infiorescenze, con aromi di gelso, mela e agrumi, con intriganti nuance di cardamomo in bacca e foglia. La bocca è fresca, salina e di grande morbidezza, tutta da fondersi ma già di buona dialettica.
FRIULANO 2010 COLLI ORIENTALI DEL FRIULI DOC
13% vol – € 12,50
L’uva diraspata è stata messa a macerare a 10 °C per diciotto ore e, dopo la pressatura soffice il mosto ha decantato a freddo per un giorno. Nel calice il vino è di colore paglierino pieno e luminoso. All’olfatto è intenso di salvia e fieno, fusi a sentori floreali di biancospino, a cedro, arancia, sfumature di gelso, mela, pesca bianca, pera e mandorla fresca, il tutto attraversato da una elegante nota minerale di tufo e cipria, da toni di radice di liquirizia. Al gusto è fresco e sapido, di buona struttura, con ritorni in linea con la via diretta, di buona persistenza, dove il frutto agrumato e le note vegetali prevalgono, sostenuti da una vivacità croccante.
2011 (CAMPIONE DI VASCA)
Il 2011 ha un impatto più deciso e goloso, con la mineralità presente e fine, sentori di limone fresco e in gelatine. La bocca è morbida e fresca, con la sapidità che conduce l’assaggio.
SAUVIGNON 2010 COLLI ORIENTALI DEL FRIULI DOC
13% vol – € 12,50
Le uve hanno subito una macerazione pellicolare senza anidride solforosa, ma in atmosfera di anidride carbonica per sedici ore a 10 °C. Una volta in bottiglia il vino è di un bel paglierino luminoso, dotato di un naso riconoscibile e fuso nei toni di salvia, biancospino, melissa, foglia di pomodoro e fieno, non prorompente, ma misurato e molto elegante, con il frutto che declina mapo, mango, kumquat, licci, cedro, pesca, ananas e a chiudere mineralità di tufo. In bocca è fresco e morbido, di buona struttura e corpo adeguato, in grado di riportare tutto il bagaglio aromatico con grande continuità, con la scia sapida che conduce tutto l’assaggio.
REFOSCO DAL PEDUNCOLO ROSSO 2009 COLLI ORIENTALI DEL FRIULI DOC
13% vol – € 13,50
Il vino è frutto di vecchie varietà di refosco diffuse un tempo in zona e impiantate nel 1982. Ha svolto la malolattica in barrique dove è restato sedici mesi. Rubino con riflessi violacei di bella intensità e luminosità. Al naso è fresco e dolce, con sfumature floreali di rosa fuse a sentori di visciola, mora, anche in confettura, amarena, anche sotto spirito, mandorla e nocciola fresche e pralinate, carruba e i frutti rossi declinati anche in sciroppo, poi dolcezze di torta Margherita e biscotti al cacao. In bocca è fresco e abbastanza morbido, con tannini presenti e ancora giovani, ma ben inseriti nella trama gustativa. Il retrolfatto conferma la gioventù con una veste meno complessa, che mette in evidenza il frutto, accompagnato dal cacao e da decise note di liquirizia.
SCHIOPPETTINO 2009 COLLI ORIENTALI DEL FRIULI DOC
13% vol – € 15,00
Le uve provengono da un vigneto impiantato nel 1980 con vecchi cloni di schioppettino. È di un bel rubino luminoso e al naso è intenso e coinvolgente di ciliegia, marasca, lampone, fragolina di bosco, sfumati da ribes nero e mirtillo, con accattivanti note carnose di rosa e rosa canina, toni evidenti di pepe, ginepro e chiodi di garofano e ancora noce moscata che si fonde con le confetture e le crostate, vivacità di arancia rossa e chinotto e golosità di boero in una dinamica aromatica ampia che coniuga gli estremi. Morbido e di scattante freschezza al gusto, ha tannini fini e abbondanti che ben si integrano con le altre componenti alimentando principalmente il frutto con liquirizia e grafite per una bocca elegante ma meno accattivante del naso, giovane.
PIGNOLO 2008 COLLI ORIENTALI DEL FRIULI DOC
13,5% vol – € 22,00
È frutto di una vigna relativamente giovane, piantata nel 2000, condotta per produrre sessanta quintali di uva per ettaro. La vinificazione in rosso prevede la separazione dei vinaccioli dopo tre giorni di macerazione, inoltre il vino in fase di maturazione, staziona in barrique per ben ventisette mesi. Di un bel rubino pieno e intenso, ha uno stile vigoroso e maschile, meno accondiscendente dei fratelli rossi, di prugna nera, anche essiccata, mirtillo, mora, anche sotto spirito, noce, percorsi da una mineralità articolata di grafite, liquirizia, ardesia e scisto, fusi con liquirizia, anice, chiodi di garofano, pepe e ginepro, con nuance balsamiche per un insieme che richiede attenzione per essere letto. Strutturato, di trama tannica imponente e già ben digerita, netta propone la liquirizia, con il frutto che cresce in progressione addolcendosi. Giovanissimo.
di Susanna Varano e Francesco D’Agostino
Info su www.zorzettigvini.it