Cinabro Le Caniette: innovazione della tradizione

Degustazione Le Caniette Cinabro
Il germe non poteva non svilupparsi qui, nell’azienda della famiglia Vagnoni, caratterizzata da un’innata tendenza all’armonia con l’ambiente e rispetto per la natura che l’hanno portata ad abbracciare i dettami dell’agricoltura biologica dal 2006. Ma l’attenzione per l’ambiente e il territorio si evince dalle scelte viticole, decisamente orientate allo sviluppo e rilancio delle varietà tradizionali, pecorino, passerina, montepulciano, sangiovese, con le quali l’azienda ha raggiunto livelli di specificità e qualità veramente eccellenti. Giovanni e Luigino Vagnoni, quarta generazione, col papà Raffaele, espertissimo in viticoltura e territorio, non potevano non subire il fascino della leggenda del bordò “un vitigno che negli anni Quaranta – racconta Giovanni – veniva messo qua e là nei vigneti per dare profumi ai vini e che successivamente un’azienda, Idea Vini, aveva vinificato in purezza con risultati eccellenti che abbiamo potuto verificare assaggiandone qualche bottiglia dal vecchio produttore”.
Il mito del bordò era un fatto conclamato del territorio tanto che Assam, l’Agenzia per i servizi nel settore agroalimentare delle Marche, ne studiò le caratteristiche negli anni Novanta fino a farne la mappa genetica: “il bordò è una mutazione semale di grenache – riprende Govanni – e ne è un clone particolare”. Da una parte gli studi e dall’altra i produttori appassionati che si davano da fare in team, tutti a caccia del bordò perduto. “Fu trovato un vigneto di mezzo ettaro, tutto a bordò il cui proprietario ne faceva vini scarichi di colore ma di gran spessore”. Da lì partì la propagazione delle marze e Le Caniette nel 2001-2002 piantò circa ottomila metri quadrati di vigna, potata a cordone speronato: “si diceva che l’alberello fosse la potatura migliore e noi ci orientammo a un cordone con tre speroni senza sostegno, visto che i bracci di vite restano naturalmente corti e non vengono quindi potati”. Sulla presenza della grenache in questa zona ci informa uno studio di Attilio Scienza sulla grandissima diffusione storica del vitigno nel bacino del Mediterraneo. Il recupero invece è stato spinto dall’alea mitica della varietà.
Alla luce dei risultati si resta però sbalorditi, da poco meno di un ettaro i Vagnoni producono solo ottocentottanta bottiglie perché la pianta, senza bisogno di cimature produce pochissimo, uno-due etti di uva; “la passione è il primo motivo che spinge a dedicarsi a un tale prodotto, poi si comprende che si tratta di un vino diverso e unico che può competere con le produzioni francesi più straordinariamente specifiche e d’élite”.
CINABRO 2009 MARCHE ROSSO IGP
13,5% vol – € 90.00
Uve: bordò (clone di grenache storicamente presente sul territorio)
Bottiglie prodotte: 880
www.lecaniette.it
Molto importante, riesce a fondere potenza ed eleganza, rende goloso un piatto e sa riempire una serata tra amici. Rubino luminoso con riflessi granati, è dolce di frutto, spezie e tostature nel raccontare prugna disidratata, visciola e mora, anche in confettura, fico nero, chinotto candito, radice di liquirizia, pepe, anice, chiodi di garofano, essenze balsamiche, nocciola tostata e anche vaghe note inchiostrose che riportano a mirtillo fresco e marasca, grafite, ardesia; ma poi si rifà dolce di crostate con farina di frutta secca e confetture nere e si riprende il giro sull’ottovolante.
In bocca è vellutato e di trama spessa, strutturato e di bella dinamica, per la corretta acidità e il bel supporto sapido; bilanciato, progressivo di un ritmo vivace che dà vigore al frutto balsamico e alla potente mineralità. Complesso e di grande beva, assaggio eccellente. Da godere con uno arrosto di stinco di maiale affumicato, cotto con prugne e mirto, servito con purè di castagne.