Vinitaly 2016, a caccia di Docg in Irpinia

padiglione esterno

Basta fare un salto in Irpinia per percepire la diversità della zona, fitta di colline dalle tante esposizioni, caratterizzata da un clima decisamente freddo in inverno, direi più che nordico, e dalle grandi escursioni termiche sia in estate, ma soprattutto nella fase di maturazione delle uve, quando certi aromi si fissano sugli acini. Al Vinitaly questa parte del padiglione Campania è realmente presa d’assalto e diversamente dal passato, offre un numero elevato di aziende, in maggioranza presentate con piccoli stand uguali, in un contesto fresco e invitante

 

pad interno

Il collegamento Irpiniavino è ormai entrato nel comune sentire di noi italiani, anche se il nome del territorio si impose per il disastroso terremoto del 1980. Tanto è cambiato nel panorama vitivinicolo irpino in trentasei anni: la viticoltura è sempre stata parte integrante del tessuto sociale ma la grande differenza col passato è che sono nate moltissime aziende vinicole, mentre prima la fase di trasformazione era, salvo eccezioni, nelle mani di poche grandi realtà. Il livello di qualità media che oggi sa offrire la provincia di Avellino è cosa non comune se si pensa che molte delle aziende sono nate negli ultimi quindici anni; un fenomeno che si spiega solo con la costatazione che esista una consapevolezza viticola ben radicata, che ha creato terreno fertile per rispondere alla domanda crescente di un vino inteso come prodotto edonistico non più come alimento. Iniziamo il nostro giro virtuale in Irpinia da una località al centro del territorio, Paternopoli, in zona Taurasi Docg.

 

Fonzone

FonzoneL’azienda nasce nel 2005 con l’intento di dare il massimo per celebrare il piacere del vino, una visione del prodotto estremamente moderna quindi. Ne parliamo con Amedeo de Palma (direttore commerciale), Silvia Campagnuolo Fonzone (responsabile export) e Paola Vitale (responsabile relazioni esterne). La cantina e le vigne sono poste a circa quattrocento metri di altitudine, su una collina dove furono acquistati trenta ettari, dei quali quindici sono stati vitati principalmente ad aglianico, con una piccola fetta dedicata alla falanghina. Per quanto riguarda le principali uve bianche irpine, l’azienda dispone di una vigna e greco nell’areale a Docg, a Santa Paolina, impiantata nel 1994 a cinquecento metri di altitudine, mentre il fiano è in zona Lapìo, in una vigna del 2000 a ben seicento metri di quota. Alla base della filosofia vitivinicole c’è il rispetto del territorio che si percepisce anche nel posizionamento del bell’impianto di produzione, per la gran parte interrato e di basso impatto visivo; in accordo alla stessa filosofia in vigna si pratica la lotta integrata. Attualmente l’azienda produce sessantamila bottiglie su sette referenze, tre rossi e quattro bianchi. Assaggiamo due vini, un bianco e un rosso.

Greco di Tufo Docg 2014, 13,5% di alcol e tredici euro il prezzo medio in enoteca, prodotto in dodicimila bottiglie. Di un bel colore giallo luminoso, al naso porge subito nitide note agrumate che si fondono con sentori di macchia mediterranea, tutto avvolto da spiccate mineralità; si aggiungono note di nocciola secca con dolcezze di miele. Scaldandosi nel calice regala un bouquet floreale incentrato su aromi di acacia mentre il frutto si distende fino a sentori di mango . In bocca è freschissimo, molto sapido, morbido, per un insieme dotato di grande dinamica gustativa che non tradisce i sentieri del naso, ripercorsi in bella corrispondenza. È vino figlio dell’acciaio, che gode di un periodo di maturazione sui lieviti di cinque mesi. Assaggiamo poi l’Irpinia Campi Taurasini Doc 2012, ovviamente da uve aglianico, un vino frutto di una macerazione sulle bucce di quindici/venti giorni e di una maturazione di dodici mesi in barrique di rovere francese di primo e secondo passaggio a media tostatura. Prodotto in novemila bottiglie, è vino croccante ed elegante, che fonde con garbo frutto, fiori e spezie, mentre in bocca accarezza ma sollecita vivacemente il palato.

 

La Casa dell’Orco

La sede dell’azienda è a San Michele di Pratola, in comune di Pratola Serra, poco a nord est di Avellino. Siamo in zona Docg casa dell'orcoFiano di Avellino e come tutte le realtà dell’Irpinia, l’azienda ha vigne nelle diverse denominazioni. Incontriamo Massimiliano Musto, enologo dell’azienda di proprietà di Pellegrino Musto. Questa realtà nasce dal punto di vista vinicolo nel 1994 con l’uscita dei primi vini della vendemmia 1993, frutto di vigneti, per un totale di quaranta ettari, dislocati nelle tre Docg di territorio, che oggi producono trecentomila bottiglie di vino. La famiglia Musto fa vino da inizio Novecento e Pellegrino Musto, dedito all’attività forense, non ha tradito la propria eredità dando vita a La Casa dell’Orco, ispirandosi, per quanto riguarda il nome, a un’antica leggenda popolare che narra della presenza di un feroce ed enorme essere che viveva proprio nei boschi tra Pratola e San Michele. Per otto anni le uve sono state conferite a Mastroberardino e poi la decisione di non vendere e di trasformare in casa il frutto delle vigne poste nei comuni di Pratola Serra, Montefalcione, Lapìo, Prata, Santa Paolina e Tufo, tutte gestite con i metodi della lotta integrata. Dopo la vendemmia le uve arrivano in cantina e vengono raffreddate con neve carbonica per preservarne l’integrità ed evitare l’ossidazione. Assaggiamo il Fiano di Avelino Docg 2015, 13 % di alcol per centomila bottiglie e un prezzo medo di dodici euro. In bottiglia da solo un mese, è esuberante di fiori e miele, con frutto di pesca, albicocca, nocciola, pera e cedro. In bocca è freschissimo, salino, ma anche morbido e dinamico, di frutto croccante e salgemma.

Il Taurasi Docg 2009 ha 14% di alcol e in enoteca si trova a circa venticinque euro. È frutto di una macerazione di circa venti giorni, durante la quale vengono effettuati salassi per concentrare il mosto e travasi in ambiente saturo di CO2 per separare ed eliminare i vinaccioli. Si ottiene così un vino dotato di estratto secco di quarantacinque grammi per litro che matura in botti di rovere da venticinque ettolitri per dodici-diciotto mesi e dai sei ai dodici mesi in bottiglia. Ha naso molto intenso di frutto fresco, maturo e in confettura che ricorda ciliegia, mora e ribes nero, ma che ancora propone netti aromi floreali; l’insieme si fonde con toni di pasticceria, cioccolato, spezie e frutta secca. La bocca è concentrata di frutto, è dotata di tannino imponente, mai amaro, ancora giovane e appena disidratante. Al palato il vino è fresco e dà il meglio di sé a tavola, con piatti elaborati. Vino importante.

 

Agricola Irpina

Azienda nata nel 2001, è di proprietà della famiglia Musto ed è gestita da un punto di vista tecnico sempre dall’enologo Massimiliano Musto. Fa capo all’impianto dell’azienda sorella “La Casa dell’Orco”, ma si basa su vigne non di proprietà, la cui gestione viticola è realizzata sotto il controllo dell’azienda. Vengono prodotte tra le centotrenta e le centocinquantamila Agricola Irpina grecobottiglie della linea “Incontri” in accordo a tutte le denominazioni di zona, da uve fiano, greco, falanghina e aglianico.

Assaggiamo il Greco di Tufo Incontri Docg 2015, 13 % di alcol e un prezzo medio di dodici euro. Una volta vendemmiate, le uve sono poste a 5°C per otto-dieci ore per evitare ossidazioni e fissare gli aromi. Nel calice accoglie con eleganti aromi di limone, cedro e arancia, sfumati da cenni floreali e fusi con sentori di macchia mediterranea, cui si aggiungono toni di noce e nocciola. La bocca è vivacissima, dotata di potente acidità e grande salinità, focalizzata su agrumi e macchia.

È la volta dell’Irpinia Aglianio Doc 2011, vino da 13% di alcol e prezzo medio di nove euro. Appena arrivate in cantina, le uve, poste in cassette, sono abbattute a 3°C con neve carbonica per dodici ore. Vengono quindi diraspate e ammostate a fermentare per dieci giorni a 20-22°C. Dopo la svinatura il vino è travasato in legno dove svolge la malolattica. Segue una maturazione sempre in botti da venticinque ettolitri per circa otto mesi, durante i quali si effettuano periodiche microssigenazioni. Ha naso goloso di frutto dolce e in confettura ed è gentile e leggiadro di fiori. Setoso e vellutato al palato, ripropone frutto, spezie e grafite. Bilanciato e invitante, si fa bere.

 

Vigna Villae

Chiudiamo il nostro giro virtuale a Taurasi, nel cuore dell’Irpinia vitivinicola. Incontriamo l’amministratore dell’azienda Tommaso Piscopo, proprietario. Esordisce dicendoci che “il Taurasi è il vino principe dell’azienda; fondata dal nonno, magistrato, per amore e ricordo è passata al nipote commercialista che ha accettato la sfida per imbottigliare a partire dal 2003”. Quel nipote è proprio Tommaso Piscopo che parla di territorio e di Taurasi Docg con grande passione e fervore, consapevole di avere tra le mani uno dei più grandi vini italiani, un prodotto che si deve aspettare per poterlo assaporare nella sua vera espressione, che poi si può godere per tantissimi anni, quasi fosse immortale. L’azienda ha poco meno di sette ettari di vigneti di proprietà, tutti posti nel comune di Taurasi, in diverse contrade, impiantati dagli anni Settanta al 2006. Vigna Villae Vigna Villaeha in gamma anche Fiano di Avellino Docg, Greco di Tufo Docg e Irpinia Coda di Volpe, che sono frutto di vigneti non di proprietà, gestiti sotto il controllo aziendale. Torniamo subito al tema principale, al Taurasi Docg. La vendemmia è effettuata in piena maturità delle uve, ai primi di novembre. La vinificazione con macerazione è svolta in acciaio e vengono effettuati due rimontaggi giornalieri. In questa fase la massa è “salassata” del 15% del volume per favorire la concentrazione. Il processo fermentativo dura dagli otto ai dodici giorni, senza controllo di temperatura (siamo comunque a novembre inoltrato) e il vino naturalmente arriva a fermentare tutti gli zuccheri. La massa resta in acciaio per quattro-cinque mesi a decantare e poi è travasata in barrique vecchie, dove in estate avanzata parte la malolattica. Resta quindi in legno per almeno trentasei mesi.

Eccoci all’assaggio, Piscopo porta due millesimi di Taurasi Docg, il 2008 e il 2009 (prezzo medio ventidue euro). Il 2008 è complesso, dolce, invitante, dal frutto rosso e nero fresco a quello confetturato, fino alla frutta secca e poi tabacco, spezie e nette note di pasticceria alle mandorle con respiri di frutto sotto spirito a sfumare l’insieme. La bocca è elegante, sontuosa, vivace, profonda e lunghissima, dotata di grande bilanciamento per un insieme che riesce a integrare la potente componente tannica, setosa e vellutata, grazie a freschezza, tessitura e morbidezza: vino all’inizio della sua pienezza. Al retrolfatto è lunghissimo e caratterizzato da una vivacità fruttata veramente invitante. Il 2009 è la nuova annata: deciso, intenso, irruente, un cavallo di razza che vuole ancora bottiglia per poi iniziare a coinvolgere, come il fratello del 2008, e coccolare per anni.

di  Francesco D’Agostino