Marche Sparkle 2023
Le bollicine delle Marche in Sparkle 2023, ventunesima edizione della guida dedicata ai migliori spumanti italiani

Pensare che sia di grande attualità nelle Marche l’aperitivo con un bel calice di bollicine, e non solo in estate, è una considerazione certamente giusta. I più giovani forse non sanno che in questa regione la cerimonia dell’aperitivo sia di attualità da almeno cinquanta anni, tanto che la produzione di vino spumante nelle Marche è presente da molto tempo. Non sono mai state fatte scelte decise, però, per creare un movimento spumantistico che avesse una risonanza nazionale e le migliori espressioni di territorio sono state sempre pensate e realizzate all’interno della Denominazione Verdicchio dei Castelli di Jesi, la cui produzione della tipologia spumante si è avvicinata a duecentosettantamila bottiglie nella campagna vitivinicola 2021-2022 (dato Icqrf). Ma vediamo i numeri in gioco in una regione che comunque mette sul mercato oltre tredici milioni di bottiglie.
Tipologia | VARIETALI/DOCG/IGT | DOC | GENERICI | Totale |
2021-2022 | 0,53 | 1,75 | 11,25 | 13,53 |
2020-2021 | 0,36 | 1,65 | 9,92 | 11,93 |
Variazione | 47,34% | 5,45% | 13,49% | 13,40% |
La sua crescita è perfettamente in linea con quella nazionale, sintomo di una regione che punta sul prodotto. I numeri mettono in risalto che la maggioranza della produzione è sugli spumanti generici, ovvero che il legame con il territorio non è ancora ritenuto strategico. Abbiamo infatti raggruppato le categorie dei vini Docg, Igt e varietali per raggiungere un valore significativo. Rifacendoci ora al prodotto Doc, dobbiamo aggiungere che oltre un milione e trecentomila bottiglie, della campagna 2021-2022, sono Prosecco Doc, cosa che limita a poco più di quattrocentomila pezzi il bottino delle denominazioni marchigiane (dati Icqrf). Quest’anno nessun acuto dalle Marche in bacheca, ne abbiamo avuti nel passato sia dal Verdicchio dei Castelli di Jesi sia da spumanti generici, entrambi metodo classico. Il verdicchio è un’uva versatile che si presta a produrre bene tutte le tipologie di vini e per questo consente di essere interpretata in modi estremi con lo stesso metodo produttivo, in questo caso il metodo classico: da un lato vini freschi leggiadri, leggeri e invitanti, dall’altro espressioni complesse e un po’ austere che richiedono tempo per essere lette. Forse il classico compromesso tra le due posizioni è quello che ci si aspetta per un vino che possa rappresentare al meglio il territorio e ambire alle 5 sfere.
Quest’anno pochi vini, le migliori prestazioni come sempre dai metodo classico, tra cui spiccano due etichette da uve verdicchio, guarda caso.

Gran Cuvée Brut 2016

Gran Cuvée Gold Brut 2011

Madreperla Brut 2017

Passerina Brut

Passerina Brut

Passerina Extra Dry

Perlugo Zero

The Rose Rosé Brut 2016

Verdicchio dei Castelli di Jesi ’68 Extra Brut 2018

Verdicchio dei Castelli di Jesi Millesimè Pas Dosé 2015
