Lazio Prezioso 2021, palcoscenico dei vini regionali
Territorio storicamente vocato alla vitivinicolatura di qualità, il Lazio non smette di stupire grazie a vignaioli in grado di primeggiare
Nell’effervescente 1963 germinava l’Italia delle Doc nel senso che veniva promulgata la legge che avrebbe portato alla nascita delle denominazioni di origine. Sul filo di lana, Vernaccia di San Gimignano fu il primo disciplinare a diventare legge, andando in gazzetta ufficiale il 6 maggio 1966. Ma il Lazio, con la sua storia millenaria non stette a guardare e tagliò il traguardo il giorno dopo con l’Est! Est! Est! Di Montefiascone. Il 9 maggio toccò alla Doc Ischia e il 16 al Frascati. In quella corsa a dare forma alla legge sulle denominazioni d’origine c’era tanta voglia di fare la propria parte in un mercato che era ormai internazionale e che i francesi dominavano per mille motivi, non ultimo il fatto che avessero emanato la normativa sulle Appellations d’Origine, già nel 1935. L’Italia da parte sua aveva varato nel 1926 un decreto per la difesa dei vini tipici, perfezionato nel 1930; nel 1937, probabilmente sulla scia di quanto avvenuto in Francia, venne emanata la legge numero 1266 per normare la produzione e il commercio “dei vini pregiati di determinata origine”. Purtroppo però alla legge non seguirono i decreti attuativi e, avendo abrogato le normative precedenti, in sostanza non si ebbe alcuna norma di tutela fino a quando non fu pubblicato il decreto del Presidente della Repubblica numero 930, il 12 luglio 1963. Tant’è che nella corsa a rendersi conformi alla nuova fondamentale legge che decretava la nuova era del vino italiano, il Lazio fu la regione più reattiva con due Doc tra le prime quattro riconosciute. Pensate che qualche settimana dopo altre tre Doc del Lazio videro la luce, Merlot di Aprilia, Sangiovese di Aprilia e Trebbiano di Aprilia.

La storia successiva, però, ci consegna un territorio impegnato a produrre quantità per soddisfare le richieste delle città piuttosto che concentrato a ridare vita ai fasti di un passato che non era lontano. Le radici romane erano una certezza e il territorio, specialmente quello dei Castelli Romani, aveva sviluppato una viticoltura molto attenta che coinvolgeva tutta la popolazione per dei vini eccellenti, frutto di vendemmie scalari, imposte dalla grandezza delle superfici vitate e dalla totale manualità del lavoro, che consentivano di produrre vini di fasce qualitative diverse, fino ai vini da uve appassite. Insomma, esisteva una gerarchia di qualità che la corsa alla produzione del secondo dopoguerra cancellò. E neanche la nuova atmosfera delle denominazioni d’origine cambiò la tendenza tanto che gli enopoli, che rappresentavano più della metà della produzione regionale, si adoperarono per apportare modifiche ai disciplinari di produzione al fine di aumentare le rese e ridurre la gradazione alcolica! In termini di qualità, qualche lampo di luce si manifestava di tanto in tanto, ma il cambio di passo si cominciò a diffondere negli anni Novanta. In trenta anni il panorama produttivo è sostanzialmente cambiato, il numero di produttori vocati è cresciuto e non smette di aumentare, la naturale vocazione viticola di un territorio principalmente vulcanico ha trovato nuovamente riscontro negli uomini per la gioia di tutti i consumatori.
Ora vi portiamo alla scoperta di alcune interessantissime realtà regionali, non vi resta che leggere e poi andare ad assaggiare qualche bottiglia…
#LazioPreziosoDigital2021
Cantina Sant’Andrea
Cantine San Marco
Casale del Giglio
Casata Mergè
Fontana Candida
L’Avventura
L’Olivella
Merumalia
Paolo e Noemia D’Amico
Sanvitis
Tenuta Fiorano
Vigne del Patrimonio
Villa Cavalletti
Vinea Domini